Premio Pieve, consegna del Città del diario a Walter Veltroni. Finalisti sul palco per la premiazione
Giornata conclusiva del 37° Premio Pieve, domenica 19 settembre. Si comincia alle 9.30 con gli storici appuntamenti condotti dalla direttrice dell’Archivio Diaristico Natalia Cangi:
la Commissione di lettura del Premio incontra i diaristi della lista d’onore, autori di alcuni testi significativi che non sono riusciti a entrare in concorso. In lista Giada Baldan scelta da Ivana Del Siena e Patrizia Dindelli, Marta Ceru? scelta da Gabriella Giannini e Carlo Zanelli, Alba Douglas Scotti di Vigoleno scelta da Natalia Cangi, Rebecca Fabbroni scelta da Antonio Magiotti, Gilberto Ferrini scelto da Luisa Oelker, Giuseppe Nicoletti scelto da Andrea Lodovini, Amedeo Pierini scelto da Stefano Leandro, Maria Donata Rinaldi scelta da Luisalba Brizzi e Valeria Landucci, Flora Ritter scelta da Rosanna Innocenti.
Nel corso della mattinata vengono inoltre consegnati il Premio speciale Giuseppe Bartolomei, attribuito dalla Commissione di lettura a Marcello Rodino? di Miglione per Giornale di bordo, autobiografia/diario 1906-1988, e il Premio per il miglior manoscritto originale attribuito dall’Archivio diaristico a Giannina Benetti e Angelo Seracchioli per Lettere di una vita, epistolario 1939-1957. Interventi musicali della Pieve Jazz Big Band.
Dalle 16 nello spazio delle Memorie in piazza viene consegnato il Premio Città del diario. Si tratta di un premio simbolico che ogni anno l’Archivio conferisce a una personalità di spicco della cultura, arte, politica italiana, che si sia spesa in maniera significativa per la conservazione della memoria collettiva. Quest’anno il Premio va a Walter Veltroni per l’impegno profuso per la memoria nel corso di una lunga carriera intellettuale e politica, per la grande capacità di dare voce e dignità a chi è lasciato ai margini della narrazione pubblica.
Conduce la manifestazione Guido Barbieri, voce storica di Rai Radio3, che passerà infine la parola agli Otto racconti autobiografici, tra i quali sarà nominato il vincitore del 37° Premio Pieve Saverio Tutino.
Sul palco con Barbieri, Andrea Biagiotti introdurrà i diari in concorso mentre Mario Perrotta e Paola Roscioli ne interpreteranno alcuni brani. che
La manifestazione sarà trasmessa in differita il 21 settembre da Rai Radio3.
Gli 8 diari in concorso
Gervasio Innocenti, oggi sessantanovenne, riflette sulla pratica diaristica (A casa del nonno, 2015-2020) intrapresa nelle lunghe giornate trascorse accanto al padre anziano. Ma il mosaico di storie tra cui sarà nominato il vincitore del Premio Pieve ha un inizio ideale nel 1848, nelle lettere infuocate di Federigo Dalgas (Contro il “popolo re”), affresco di un’Italia non ancora unita e attraversata da passioni patriottiche; e si estende agli anni del secondo conflitto mondiale nelle memorie di Federico Hermanin de Reichenfeld (Una vita per l’arte, 1880-1950), critico d’arte e museologo, costretto a lasciare i suoi incarichi nel dopoguerra nonostante gli sforzi spesi nel periodo bellico per preservare il patrimonio artistico dai saccheggi; di Ines Ghiron (Le vite di Ines, 1917-1974), una donna che ha attraversato decine di scenari nei quali sfilano personaggi come Primo Levi, Rita Levi Montalcini, Ugo La Malfa, Vittorio Foa, solo per citarne alcuni; di Tealdo Tealdi (La passione di Firenze, 1944-1945), impiegato della Soprintendenza, che guarda con apprensione al destino del patrimonio artistico fiorentino quando la liberazione della città è imminente, e che, come molti, non vede ancora marcato il confine tra giusto e sbagliato.
Sentimenti contrastanti che inquietano anche Furio Aceto (Comandante Aceto, 1943-1985), ufficiale dell’esercito regio, nel passaggio alla lotta partigiana.
Lo scenario bellico filtra come motore di cambiamenti sociali epocali in altri due scritti: nell’epistolario di Rina Ferri e Brunero Zaghi, due giovani innamorati separati dalla guerra che, adulti e profondamente cambiati, ritrovano il loro rapporto grazie a un intenso rapporto epistolare (Il pane che è tuo, 1951-1954) tenacemente mantenuto a chilometri di distanza; nella brillante autobiografia (Più della guerra il collegio, 1931-1975) di Rodolfo Santovetti, dove la grande storia irrompe a più riprese: dalla caduta del fascismo alle avventure imprenditoriali nei mondi nuovi dell’industria cinematografica e della finanza.