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Chi sono stati i veri killer della vecchia Banca Etruria?

L’opaca vicenda della “risoluzione” della vecchia Banca Etruria, e delle sue tre compagne di sventura, non si è per niente chiarita con il tempo, anzi. Sin dal primo momento in molti ci siamo chiesti le ragioni di un intervento così rovinoso ai...

L’opaca vicenda della “risoluzione” della vecchia Banca Etruria, e delle sue tre compagne di sventura, non si è per niente chiarita con il tempo, anzi. Sin dal primo momento in molti ci siamo chiesti le ragioni di un intervento così rovinoso ai danni delle famiglie dei risparmiatori che avevano investito nei titoli azionari ed obbligazionari, del territorio e, speriamo di no, dei dipendenti. E’ di tutta evidenza che se fosse stato utilizzato un altro percorso, come fatto à la carte per altre banche giungendo sino alla nazionalizzazione di Monte dei Paschi, non sarebbe avvenuto tutto questo sconquasso. E, tanto per parlarsi chiaro, non ci sarebbero né dipendenti né vecchi amministratori inquisiti, ed i risparmiatori sarebbero ancora tranquilli con i loro gruzzoletti beatamente ignari dello scampato pericolo. Il che, naturalmente, non c’entra niente con la nostra consueta e sempre totale fiducia verso la Magistratura, tanto inquirente quanto giudicante, che lavora, come è ovvio, sulle situazioni che ha davanti.

Qui, ed è bene chiarirlo, ci stiamo interrogando su cosa possa essere successo nei mesi, e nei giorni, immediatamente precedenti il patatrac. Perché i punti da chiarire non mancano. C’è, per esempio, chi ritiene che con il patatrac della vecchia Banca Etruria sia iniziato il sacco del risparmio degli italiani. C’è chi ritiene che questa operazione sia coincisa con l’inizio della svendita del sistema bancario italiano a saldo e stralcio in favore della grande speculazione finanziaria internazionale. C’è chi ritiene coincidente l’operazione di “risoluzione” della vecchia banca Etruria e delle sue consorelle con la svalutazione dei crediti in sofferenza del sistema bancario italiano sempre a favore della grande speculazione finanziaria internazionale. Solo in Italia si parla di un bocconcino da 200 miliardi di euro (più o meno 400.000 miliardi di lire), non di uno scherzo. Una modesta valutazione in più o in meno dell’1%, cioè niente, fa ballare 4.000 miliardi di lire che, possiamo esserne certi, troverebbero di sicuro qualche capiente tasca. Quindi cifre da capogiro che potrebbero in ipotesi giustificare qualunque tipo di garbuglio, sempre nell’ottica che a pensar male si fa peccato ma spesso ci si indovina. Per stare nel nostro piccolo basti pensare, repetita iuvant, che solo con i crediti in sofferenza delle quattro banche in risoluzione tolti il 22 novembre 2015, otto miliardi e mezzo di euro (16.000 miliardi di lire), solo un irrilevante 1% di diversa valutazione sposta, contati a braccio, 160 miliardi di lire che, anche in questo caso, non resterebbero di sicuro senza un padrone. Ed anche l’indecoroso scarica barile mediatico al quale si sono abbandonati i protagonisti della vicenda, cioè il governo dell’epoca e le autorità di vigilanza, appare tanto eccezionale quanto, per conseguenza, preoccupante. Come è possibile tollerare che uno dica che si è fidato troppo dell’altro, o che un altro invece dica che avrebbe deciso non si sa chi? Ci manca soltanto che, se le cose dovessero mettersi male, ci sia chi dichiari di non essere stato completamente in possesso delle proprie facoltà mentali al momento delle decisioni. Poi era suonata strana anche la circostanza che quattro banche, alcune in commissariamento da anni, la vecchia Banca Etruria da nove mesi, fossero state considerate decotte tutte insieme, come giovani germogli colpiti all’improvviso da una gelata tardiva. Tutte in quel preciso giorno? Dopo ci capita di leggere che il tribunale fallimentare di Chieti, dove aveva sede Cassa di Risparmio di Chieti anch’essa andata in “risoluzione” lo stesso giorno, non sarebbe stato in grado di accertare se la Cassa era già insolvente, cioè in dissesto, prima della “risoluzione”. Mentre di sicuro lo era dopo. Potrebbe sembrare una distinzione di lana caprina, ma non lo è. Non lo è perché se la banca non fosse stata insolvente prima del domenicale gioco delle tre carte del quale abbiamo tante volte parlato ci si dovrebbe chiedere, allora, la ragione per la quale sarebbe stata mandata lo stesso in malora. Tra l’altro leggiamo anche che, proprio per questa vicenda, ci sarebbero delle indagini in corso da parte dalla locale procura. La Magistratura accerterà come sono andate le cose, ma se vere sono comunque notizie interessanti che, quanto meno, rafforzano l’esigenza di fare chiarezza su tutto quello che è avvenuto il 22 novembre 2015 - e dintorni - su tutte e quattro le banche, vecchia Banca Etruria compresa, visto che, a quello che si è sempre capito, lo schema seguito per la “risoluzione” sarebbe stato comune. Insomma, e per non la fare troppo lunga, più in generale bisognerà prima o poi capire chi sono stati i veri Killer della vecchia Banca Etruria. E, soprattutto, perché.
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