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Scattano i saldi in mille negozi aretini: spesa media da 170 euro a persona

Almeno sei famiglie su dieci in provincia di Arezzo acquisteranno capi di abbigliamento o calzature in saldo, per un totale di spesa che dovrebbe essere di poco inferiore alle 170 euro a persona, in linea con quello dello scorso anno e comunque...

Almeno sei famiglie su dieci in provincia di Arezzo acquisteranno capi di abbigliamento o calzature in saldo, per un totale di spesa che dovrebbe essere di poco inferiore alle 170 euro a persona, in linea con quello dello scorso anno e comunque superiore alla media nazionale di 143 euro a persona. È la previsione della Confcommercio aretina, realizzata ascoltando un campione di operatori del settore.

I punti vendita interessati ai saldi, in partenza venerdì 5 gennaio, sono circa mille in provincia di Arezzo, tra negozi di abbigliamento, calzature, tessili, mercerie e articoli sportivi, che per sessanta giorni potranno offrire merce stagionale a prezzi scontati. Gli sconti saranno del 30-40% nelle prime settimane, quelle in cui sarà più facile trovare un buon assortimento di taglie e colori, poi aumenteranno progressivamente fino ad arrivare anche al 60 – 70%.

“Non dimentichiamoci che i saldi sono nati per eliminare le scorte di magazzino, avere liquidità e fare spazio ai nuovi arrivi della primavera-estate”, spiega il presidente della Federmoda-Confcommercio aretina Paolo Mantovani, “se per noi negozianti significa essere disposti a ridurre moltissimo la redditività, per i nostri clienti sono un’ottima occasione per fare acquisti risparmiando”.

“Spendere meno oggi è un imperativo per molte famiglie, così come comprare in modo intelligente, quando conviene e quando se ne ha bisogno”, sottolinea Paolo Mantovani, “ecco perché le vendite di fine stagione continuano a mantenere intatto il loro appeal nonostante di sconti e promozioni se ne trovino un po’ tutto l’anno, fra commercio online, outlet e altre occasioni”.

“I saldi, in più, svolgono un ruolo democratico: con il taglio del prezzo ci si può permettere un capo più costoso che altrimenti non avremmo comprato, che ci appaga sia per la funzione d’uso sia per l’estetica. La gratificazione, l’aspetto emozionale, nello shopping della moda è ancora un fattore essenziale. Vero è che se prima molti approfittavano dei saldi per concedersi un acquisto stravagante, magari d’impulso, oggi i più li aspettano per comprare capi necessari. C’è più consapevolezza e scientificità nella pianificazione delle spese. Le cause? Il consumatore ha davanti a sé più possibilità di scelta, è più maturo, ma ci sono anche altri fattori come la tassazione, troppo alta in Italia, e quel clima di instabilità politica ed economica che aumenta l’incertezza sul futuro”.

I commercianti aretini, così, preferiscono mantenersi bassi nelle aspettative: il 67% spera di arrivare agli stessi livelli dello scorso anno, il 30% teme invece un ridimensionamento negli affari, mentre uno sparuto 3% si dimostra più ottimista e conta di aumentare gli incassi. “Ma solo perché si aspettano che chi ha rimandato gli acquisti ora sia pronto ad effettuarli. Le vendite non aumentano in maniera significativa, ma si spalmano su periodi diversi dell’anno e si concentrano di più durante i saldi, rispetto al passato”.

La stagione autunno-inverno della moda è stata ancora all’insegna della stasi: “ad ottobre si è sentito un calo generalizzato in tutti i settori, poi a novembre è andata meglio rispetto all’anno scorso, grazie all’arrivo del freddo e al fatto che molte città hanno anticipato le atmosfere natalizie. Poi c’è stato anche il fenomeno del Black Friday, l’ultimo venerdì di novembre con i prezzi scontati, che qualche negozio ha fatto durata per qualche giorno. Qualche consumatore ne ha approfittato perfino per fare i regali di Natale”, dice Mantovani.

A Natale, i prodotti più venduti della moda sono stati maglieria, stivali da donna, borse e accessori come cappelli o sciarpe, per chi voleva fare doni di prezzo più contenuto. Ma molti consumatori hanno preferito rimandare al 5 gennaio gli acquisti più importanti per rinnovare il guardaroba.

“Il fenomeno dei saldi si avvertirà di più nelle città più importanti, come sempre, ma non ci aspettiamo file o euforia particolare come accadeva in passato”, anticipa Mantovani, “per quanto riguarda i centri più piccoli della provincia, la crisi ha purtroppo ridotto il numero dei negozi della moda. Resiste chi offre ai consumatori servizi difficili da trovare altrove: chi fa provare i capi a casa, chi conosce personalmente i propri clienti e riesce a trovare le cose più adatte per loro, li contatta, insomma si prodiga per soddisfare ogni esigenza”.

È proprio sulla qualità del servizio e sulla professionalità che gli operatori della moda devono puntare, secondo Federmoda-Confcommercio: “la leva del prezzo per i piccoli-medi imprenditori non è percorribile, meglio dimostrare ai clienti che siamo insostituibili per quello che offriamo. Dobbiamo distinguerci dai nostri concorrenti”.

Non guasterebbe, secondo il presidente della Federmoda aretina, trovare più unità nella categoria: “intervenire sui cardini del libero mercato, ovvero il prezzo e le strategie commerciali, è difficile se non impossibile. Inutile trovare un accordo su questi punti perché ognuno persegue il proprio modello aziendale. Meglio accordarsi sul rispetto delle regole della concorrenza e sulla promozione del territorio. Perché se arriva più gente abbiamo tutti più possibilità di lavorare. Poi, a livello nazionale, abbiamo tante battaglie aperte, come quella sulla diminuzione dell’Iva”.

In questi giorni, come di consueto Confcommercio ricorda agli operatori associati le principali regole da rispettare per effettuare in maniera corretta le vendite di fine stagione:

Le vendite di fine stagione riguardano i prodotti di carattere stagionale o di moda suscettibili di notevole deprezzamento se non venduti entro un certo periodo di tempo. I capi in saldo non devono necessariamente appartenere alla stagione in corso.

Le merci devono essere poste in vendita con l’indicazione del prezzo corrente, dello sconto espresso in percentuale e del nuovo prezzo ribassato o scontato.

La possibilità di cambiare il capo dopo l’acquisto è lasciata alla discrezionalità del negoziante, a meno che il prodotto non sia danneggiato. In questo caso scatta infatti l'obbligo del cambio o, nel caso la sostituzione risulti impossibile, la restituzione della somma pagata.

È rimessa alla discrezionalità del negoziante la possibilità di far provare i capi.

Per quanto riguarda i pagamenti, le carte di credito devono sempre essere accettate qualora sia esposto nel punto vendita l'adesivo che attesta la relativa convenzione.

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