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Salvataggio banche venete. Fabi Arezzo: "Noi col cerino in mano", l'appello ai parlamentari aretini

E' all'indomani del salvataggio delle banche venete che il segretario della Fabi Arezzo, Fabio Faltoni, interviene circa la situazione che ha visto un netto divario tra le modalità applicate rispetto a Banca Etruria e le altre tre good bank...

E' all'indomani del salvataggio delle banche venete che il segretario della Fabi Arezzo, Fabio Faltoni, interviene circa la situazione che ha visto un netto divario tra le modalità applicate rispetto a Banca Etruria e le altre tre good bank.

"Ben vengano tutte le soluzioni di sistema che servono per mettere in sicurezza il sistema bancario italiano, per mettere in sicurezza le economie dei territori, i risparmiatori e i dipendenti. Infatti, e proprio per questo, negli anni scorsi valanghe di euro o dollari pubblici sono stati spesi per le banche di altri Paesi, quando invece da noi si mandavano in "risoluzione" BancaEtruria
e le altre tre banche. Risoluzione tramite (una forma strana di) bail-in, bail-in all'italiana di recente criticato o messo in discussione addirittura dal presidente della Consob, dal Governatore della Banca d'Italia, dall'ABI e dal Ministro dell'Economia.


Oggi, che sia Veneto Banca, Popolare di Vicenza, MPS, Cassa di Risparmio di Cesena, di Rimini o di S. Miniato, non importa, quello che importa è l'aver capito che, su questi temi, piegarsi alle logiche europee - quelle che vorrebbero buttare sulla strada decine di migliaia di bancari - è o sarebbe devastante, oltre che ingiusto.


Pur non entrando in tecnicismi, e semplificando al massimo, domenica scorsa - con le due banche venete - abbiamo visto come non sia impossibile trovare soluzioni normative e soldi per evitare scenari economici da tragedia, come quelli purtroppo vissuti ad Arezzo e in BancaEtruria. E' dal quel novembre 2015 che noi della FABI - nazionale e locale - lo andiamo ripetendo, da quando cioè vennero azzerate tutte le obbligazioni subordinate in mano ai nostri clienti: rimborsare il cento per cento a tutti i possessori privati di obbligazioni subordinate, senza paletti, limiti o soglie. Diciamo e ripetiamo che rimediare a quel tragico errore era ed è possibile, servono semplicemente quello sforzo legislativo e quei fondi già messi a disposizione per altre banche, tutto qui.
I 20 miliardi del decreto "Salvarisparmio" del 2016 tornano ora in ballo per Intesa Sanpaolo; perché non dirottarne l'uno o il due per cento - solo di questo si parlerebbe - al totale rimborso delle subordinate della banca aretina?

Perché noi siamo rimasti col cerino in mano? Perché si è voluta scatenare una guerra tra clienti e dipendenti? alcuni dei quali si troveranno addirittura a fronteggiarsi in tribunale in autunno.
Se nel pomeriggio di domenica sono state trovate, per fortuna, certe misure per altre banche, facciamo appello ai parlamentari aretini: che profondano il massimo sforzo per tentare, magari in extremis, di rimborsare tutto a tutti i nostri clienti "azzerati".

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