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Economia

Ristorazione. Le proposte di Cna: "Chiarezza sulle distanze, utilizzo suolo pubblico e blocco tasse"

"Le questioni aperte sono ancora tante, chiediamo risposta almeno per quelle più urgenti. Le aziende hanno bisogno di liquidità, procrastinare ancora vorrebbe dire il fallimento per molti"

“Nessuno vuole riaprire prima che la situazione sia sotto controllo, ma ci sono aziende che stanno morendo e per loro si sta facendo troppo poco". Così Giulio Galgani, portavoce nazionale Cna Ho.re.c.a., il settore che rappresenta hotel, ristoranti e catering. 

Tradizionalmente per il settore alberghiero e quello della ristorazione ad aprile cominciava il periodo più intenso dal punto di vista lavorativo, un giro di affari che ormai è irrimediabilmente compromesso: “Ciò nonostante – sottolinea il portavoce Cna – restiamo chiusi rispettando tutte le regole. Ma il Governo non sta intervenendo con la tempestività necessaria rispetto alle nostre necessità. Si parla di un sostegno alle imprese attraverso un finanziamento interamente garantito dallo stato di importo fino a 25 mila euro, ma le banche adottano procedure non uniformi e comunque appesantite da richieste di documentazione ed adempimenti burocratici che rallentano fortemente le erogazioni dei prestiti. Si tratta comunque di forme di ulteriore indebitamento per le aziende, mentre le contribuzioni a fondo perduto, assolutamente necessarie e ripetutamente sollecitate, ad oggi non hanno alcuna concreta risposta".  

Anche per i dipendenti del settore le cose non stanno andando meglio: “Vero, si è stabilito che avessero accesso alla cassa integrazione in deroga anche dipendenti che prima non ne avrebbero avuto diritto però, a distanza di due mesi, gli importi non sono stati ancora corrisposti. Noi restiamo responsabilmente chiusi, ma lo Stato ora acceleri le procedure, non possiamo vivere di promesse”. 

Oltre alla denuncia delle criticità, Galgani ha anche delle proposte: “Ci sono regioni dove il virus ha avuto un’incidenza molto limitata, chiediamo che venga data la possibilità di riaprire in quei posti, magari limitando l’accesso a coloro che provengono dalla stessa regione. Un’altra cosa che chiediamo, per quanto riguarda il settore ristorazione, sono innanzitutto regole chiare: quanto deve essere la distanza? Un metro o un metro e ottanta? Va benissimo, saremo in grado di rispettarla, considerato che una partenza ritardata in prossimità dell’estate consentendo il solo servizio di asporto dal 4 maggio e autorizzando la consumazione al tavolo solo dal 1° giugno, con tutti i rallentamenti legati al distanziamento sociale, significa segnare in maniera irreversibile non solo la stagione estiva ma i ricavi dell’intero anno. Inoltre, chiediamo di poter avere accesso, senza costi, al suolo pubblico per poter predisporre tavoli all’esterno e ampliare lo spazio a disposizione dei clienti, oltre alla sospensione della tassa sui rifiuti relativa ai mesi di chiusura degli esercizi. Le questioni aperte sono ancora tante, chiediamo risposta almeno per quelle più urgenti. Le aziende hanno bisogno di liquidità, procrastinare ancora vorrebbe dire il fallimento per molti”

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