Raccolta olive 2019 ad Arezzo -80%, disastro mosca e frantoi fermi. Si vende l'olio dell'anno scorso
Prezzi stellari per l'olio nuovo della provincia, ma pochi lo vendono. Torna in voga il prodotto 2018, ancora buono e abbondante. Grave danno economico ma anche ambientale: crollano i muretti dei campi abbandonati. E con loro rischiano intere colline
Frantoi a mezzo servizio, tagli draconiani agli stagionali, produzione calata dell'80-90% anno su anno e del 70% rispetto a un'annata media di Arezzo. Un colpo basso, bassissimo a un'economia tradizionale e di prestigio. Ma terribilmente fragile. Quella dell'olio d'oliva. "La 2019 è la raccolta peggiore del decennio insieme alla 2014, quella tremenda della mosca. Pensavamo di aver già toccato il fondo, e invece...".
Prezzi stellari e il ritorno di fiamma per l'olio 2018
Giovan Battista Donati guida lo storico frantoio Gino Donati, uno dei punti di riferimento delle campagne aretine. Che quest'anno, incredibilmente, nel mese della raccolta, di notte si ferma: "Facciamo orario d'ufficio invece di lavorare 24 ore su 24 - dice con un amaro sorriso - e le spese generali rimangono fisse. Abbiamo dovuto lasciare personale stagionale a casa: lavorano in 5 invece che in 24". L'80% in meno. E percentualmente simile è il calo della produzione. "Nel 2019 ad Arezzo si farà il 30% dell'olio di un anno standard. Ma rispetto al 2018, che fu fantastico, otterremo il 10%, o al massimo il 20% di prodotto".
E così ci sono campi in cui le olive rimangono attaccate agli alberi: alcune sono infettate dalla mosca, altre sono sane, ma talmente rade che mettersi a raccoglierle diventerebbe anti-economico.
E i prezzi schizzano alle stelle. "Un litro d'olio aretino? Sento dire 15 euro, ma la realtà è che quando non c'è offerta, la domanda potrebbe far lievitare il valore anche a 100 euro. Un prezzo giusto, quest'anno, non si può fare. Sul mercato stanno succedendo due cose: la prima è l'ingresso pesante di olii prodotti con olive provenienti da fuori. Ottime magari, ma non del territorio. La seconda è il ritorno di fiamma per l'olio 2018, quando la raccolta fu ottima e abbondante. L'olio non è il vino che invecchiando migliora, col tempo tende a ossidarsi e a deperire. Ma l'olio aretino 2018 è stato davvero buono e viene di nuovo venduto. A quanto? Anche a 8-10 euro al litro".
Giovan Battista Donati
L'incubo mosca olearia
Il tracollo della produzione - oltre a fattori climatici - è legato, come detto, al prepotente ritorno della mosca olearia (Bactrocera oleae), che infesta le drupe dell'olivo (cioè il frutto, l'oliva). Le olive attaccate diventano inservibili perché scarse di polpa oleosa; ma non solo: se raccolte, rischiano di compromettere la parte sana della produzione. L'ultimo bollettino fitosanitario del 24 ottobre curato dal Consorzio Lamma per la Regione Toscana parla chiaro: "La situazione rilevata negli ultimi sette giorni evidenzia infestazione attiva in nuovo aumento. In molte aree la raccolta è iniziata o in fase avanzata. Considerato il livello di infestazione rilevato in precedenza manteniamo il livello di allerta". I dati sulla presenza della mosca nei terreni campione monitorati sono inquietanti:
Zona aretina: Giovi 8%, Sant'Andrea a Pigli 12%, Novole - Gragone 5%, San Marco 9%, Pollaiolo 8%, Policiano 9%; Capolona-Lorenzano 7%
Valtiberina: Anghiari-Spedaletto 5%
Valdarno est: Loro Ciufenna- Bivio Traiana 5%, Romignano di Sopra 3%, Romignano di sotto 5%; Terranuova Bracciolini-il Giunchetto 4%.
Valdarno ovest: Bucine- San Leonino 11%, il Poggio - Mercatale Valdarno 13%; Pergine - Pieve a Presciano 9%.
Valdichiana est: Cortona - Fontocchio 5%, Mantelliano 5%, Gabbiano vecchio 5%,
Valdichiana ovest: Civitella-podere Maiano 14%; Lucignano - Le Selve 8%; Marciano - Bibbiano 8%; Monte San Savino-Santo Stefano 5%, Gorghe 10%.
I danni ambientali
"Rispetto al passato, è subentrata una sistematicità nei raccolti scarsi. Una volta erano episodici, come nel caso della gelata dell'85. Sta cambiando qualcosa. Situazione climatiche anomale come quella di quest'autunno, umida e temperata, favoriscono il proliferare della mosca", aggiunge Donati. Che prosegue: "A questo si aggiunga che la produzione è formata soprattutto da hobbisti, piccoli produttori che vanno in rimessa, mossi semplicemente da passione per la terra e per l'olio fatto in casa. L'età media di questi produttori aretini si sta innalzando, senza ricambio negerazionale. Intere colline rischiano, nel prossimo futuro, di rimanere incolte. Le conseguenze? Le vediamo di già. I terrazzamenti abbandonati sono preda di vegetazione infestante, i muretti senza cura crollano e, con le piogge, ci sono conseguenze nefaste: interi versanti rischiano di venire giù".