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Economia

Quante stranezze dietro al "salvataggio" della vecchia Banca Etruria!

Per quanto possa apparire incredibile, a due mesi dal patatrac il Governo non si schioda dalla malsana idea di risarcire soltanto in piccola parte, e con tutto comodo, gli obbligazionisti subordinati della vecchia Banca Etruria e delle altre...

Per quanto possa apparire incredibile, a due mesi dal patatrac il Governo non si schioda dalla malsana idea di risarcire soltanto in piccola parte, e con tutto comodo, gli obbligazionisti subordinati della vecchia Banca Etruria e delle altre compagne di sventura. Degli azionisti neanche se ne parla più. Nonostante l’esproprio dell’azienda bancaria perpetrato senza che nessun tribunale abbia preventivamente accertato irregolarità o illegalità. Una procedura accettabile forse nella defunta Unione Sovietica, certo non in uno stato di diritto, o presunto tale. Ma concentriamoci su alcune delle molte stranezze che circondano il “salvataggio” della vecchia Banca Etruria. Partiamo alla larga, tornando ad inizio 2015 con l’improvvida scelta del Governo di imporre alle banche popolari di maggiori dimensioni la trasformazione in società per azioni. Per quale ragione? Nessuno lo sa. Le motivazioni fornite al momento furono risibili, basti pensare che la cooperazione è costituzionalmente riconosciuta, e che in Europa esistono colossali banche in forma di società cooperativa, una per tutte il Credit Agricole. Quindi, chiacchiere a parte, non c’era nessuna solida ragione per imporre questa trasformazione. Purtroppo, ed al netto delle dietrologie, l’unica conseguenza sicura di questa strana scelta la vedremo nell’arco di qualche settimana o mese. Infatti assisteremo all’acquisto di queste banche, che hanno in pancia centinaia di miliardi di euro di ghiotto risparmio degli italiani, a prezzo di saldo guarda caso dalla grande speculazione internazionale. Naturalmente dopo aver triturato, con l’espediente che si renderà più opportuno caso per caso, i piccoli azionisti, cioè i proprietari. Per quelli della vecchia Banca Etruria il lavoro è già stato fatto. E tralasciamo, per carità di Patria, di girare il coltello nella piaga delle anomale oscillazioni dei titoli azionari in borsa nei giorni precedenti alla decisione governativa. Proseguendo arriviamo a febbraio 2015, quando la vecchia Banca Etruria viene commissariata. Già dai documenti di Banca d’Italia riportati dalla stampa sembra che sia stata una decisione quanto meno tardiva. Sempre nel presupposto che sia stata legittima. C’è infatti chi sostiene che il commissariamento sarebbe stato studiato a tavolino, e che sarebbero da indagare le ragioni per le quali il vecchio consiglio di amministrazione avrebbe deliberato abnormi svalutazioni dei crediti anche in articulo mortis. Forse per il timore di pesantissime sanzioni personali a carico dei consiglieri? Forse per l’illusione di evitare proprio il commissariamento? Comunque sia andata, passano nove mesi di silenzioso commissariamento da parte di uomini nominati da Banca d’Italia. Ed il 22 novembre 2015, inventando un fantasioso e casereccio bail-in, vengono retroattivamente espropriati i risparmi degli obbligazionisti subordinati e degli azionisti della vecchia Banca Etruria, e delle altre compagne di sventura. Anche in questo caso c’è chi sostiene che l’esproprio sarebbe stato pianificato a tavolino mutuando la tecnica già sperimentata della eccessiva svalutazione dei crediti. Con la sola differenza di una operazione questa volta fatta sostanzialmente tutta in casa Banca d’Italia e dintorni, e senza l’impiccio di un consiglio di amministrazione magari recalcitrante. Ma veniamo a quello che ci preme, ovvero al risarcimento dei risparmiatori. E’ ormai noto che i crediti in sofferenza delle quattro banche sono stati valutati, o meglio dire svalutati, a prezzo di saldo. Ed e’ ugualmente noto, seppur nel silenzio delle Autorità di vigilanza e del Governo, che chi li rileverà a questa svendita di fine stagione potrebbe fare guadagni stellari brindando alla faccia dei risparmiatori. Ma non basta. La valutazione dei crediti a prezzo di saldo è impattata sui valori di borsa di molte banche quotate, tra le quali il Monte dei Paschi che ha perso da inizio anno, calcolato all’ingrosso, un miliardo e mezzo di euro. Guarda caso sempre per la gioia della speculazione internazionale. E con tanti saluti alla tutela dell’interesse nazionale. E sperando che sia finita qui. Insomma, dilettantismo, o cosa altro? Il tempo, e soprattutto gli esiti degli inevitabili processi civili e penali daranno risposta a queste stranezze. Oltreché, naturalmente, alle irregolarità eventualmente commesse dalla vecchia dirigenza della banca. Ma torniamo al da farsi, visto che i risparmiatori, come prescrive la Costituzione, devono essere rimborsati totalmente. E mi sembra il minimo in una vicenda dove i miliardi di euro sembrano apparire, e scomparire, con notevole disinvoltura, ma sempre, si capisce, sulla base di apposite valutazioni. E dove le banche passano di mano in un batter di ciglia come nel gioco delle tre carte. La posizione del Governo, sempre a proposito di stranezze, sembra granitica nonostante il rumore del temporale che si sta avvicinando. E per concludere, come abbiamo detto sin dal primo momento, nella maggior parte dei casi ai risparmiatori non resta che attrezzarsi con le carte da bollo. Ma spesso non tutto il male viene per nuocere perché dai processi, specialmente se l’ipotesi dello stato di insolvenza della vecchia Banca Etruria verrà accolta dal Tribunale, potrebbero venir fuori delle belle sorprese. Belle e forse utili, almeno per i risparmiatori. La battaglia che stiamo combattendo ora, per quei torsoli non lo hanno ancora capito, è quella di far recuperare il maltolto ai risparmiatori. Poi ci sarà da vedere dove, e come, andranno a finire le nuove banche, tra le quali la Nuova Banca Etruria. Poi entreremo nel dettaglio anche di altre cosette che funestano questa vicenda.

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