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Economia

L'economia aretina sulle spalle di oro e moda. Ma crescono turismo, digitale, green e benessere

La Camera di Commercio di Arezzo e Siena traccia un quadro di fine anno sulla situazione economica aretina. A farla da padrone è il manifatturiero, ma c'è molto fermento

"La provincia di Arezzo, con una popolazione di oltre 340.000 abitanti, si caratterizza per una forte propensione all’attività imprenditoriale. Sono presenti infatti (al 30 settembre 2019) quasi 37.460 imprese con una densità media di circa 1 impresa ogni 10 abitanti dato che la colloca tra le prime 18 città italiane per intensità di imprese in rapporto alla popolazione. Se si considerano anche le unità locali il numero complessivo delle imprese è pari a 45.416 unità". La Camera di Commercio di Arezzo e Siena traccia un quadro di fine anno sulla situazione economica aretina.

La provincia ha fatto registrare un valore aggiunto di 8,496 miliardi che è generato per l’3,1% dall’agricoltura, il 25,7% dall’industria, il 5,3% dall’edilizia e per il 65,9% dai servizi.

Arezzo ha consolidato nel tempo un modello di sviluppo che si basa su alcuni settori manifatturieri ad imprenditoria diffusa (moda, oreficeria, ma anche meccanica elettronica e di precisione) a cui si affianca una significativa ed intensa crescita del terziario commerciale, turistico, di rete e dei servizi all’impresa.

Il sistema aretino mostra poi in assoluto una forte capacità di esportazione: è infatti una delle province italiane con il maggior grado di apertura ai mercati esteri: oltre a presentare un export ai vertici nazionali in termini assoluti (18° posto con una percentuale del 1,7% sul totale nazionale), se rapportato al numero delle imprese la provincia si posiziona più in alto nella graduatoria nazionale, conquistando il 3° posto assoluto.

I flussi verso l'estero si sono attestati, nel 2018, a poco più di 6,7 miliardi di euro, con una crescita del 2,4% rispetto al 2017.

Nei primi nove mesi del 2019 il valore delle esportazioni della provincia di Arezzo è cresciuto complessivamente di 1,7 miliardi di euro (+35,2%) rispetto allo stesso periodo del 2018, attestandosi a 6,530 miliardi di euro e raggiungendo quasi il livello del 2017 in soli 9 mesi.

A tirare la volata è il settore “metalli preziosi” con il +84,4% sul quale ha inciso in parte l’aumento del prezzo del metallo (+12,9%). L’incremento è anche ascrivibile alla domanda in aumento di oro da investimento da parte del sistema bancario, dei fondi di investimento e di quelli istituzionali a livello mondiale.

Per la gioielleria la crescita è stata del con un aumento del’11,9% grazie ad un terzo trimestre (+12,5%) che ha confermato la tendenza emersa nei primi sei mesi dell’anno. In valore le vendite all’estero si sono attestate nel parziale d’anno a circa 1,541 miliardi di euro. Un risultato legato, anche in questo caso, soprattutto alla crescita del prezzo del metallo ma sul risultato incide anche la ripresa dei commerci con gli Emirati Arabi che acquistano per 415 milioni di euro contro i 363 del 2018, Importante anche l’export verso la Turchia (141 milioni) e gli Stati Uniti (134 milioni) e verso Hong Kong, secondo mercato di riferimento con 234 milioni

E’ necessario evidenziare come metalli preziosi e gioielleria rappresentino i 2/3 del totale complessivo dell’export provinciale. Arezzo è infatti il primo distretto orafo italiano con 1.211 imprese orafe attive ( 1407 quelle registrate) e 7.778 occupati ai quali vanno aggiunte imprese ed addetti dell’indotto.

L’altro pilastro del manifatturiero aretino è la moda che , con le sue oltre 1.000 imprese, ha nei primi 9 mesi dell’anno parzialmente recuperato le perdite registrate nel corso del 2018 facendo segnare un +1,5 % . Positive anche le bevande ( soprattutto il vino (+9,0%)) Mentre il settore alimentare nel suo complesso cresce del +3,4%.

Per tornare al quadro demografico delle imprese particolarmente vivace è l’andamento relativo al benessere, alla salute, al digitale 4.0, alla green economy e al turismo. Sono questi i settori di attività economica che sicuramente avranno interessanti prospettive di crescita. E sono anche i settori protagonisti di un miglioramento occupazionale, riferito prevalentemente a profili di media-alta specializzazione, che porta, nel terzo trimestre 2019 ad una crescita di 1.718 addetti rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Un incremento che porta il totale degli addetti operanti nelle imprese aventi sede nella provincia di Arezzo a 121.095 unità (+1,4%).

Proprio il turismo si sta rilevando come uno dei settori più promettenti , con una crescita percentuale superiori a quelle delle altre città toscane. Indubbiamente, in valore assoluto i numeri sono ancora lontani da quelli delle altre città d’arte della Regione, ma nel 2018 gli arrivi hanno quasi toccato quota 600.00, le presenze superato il milione e mezzo e le strutture ricettive attive sono 1.517.

Un settore quindi in grado di dare opportunità importanti per i giovani e che può contribuire a promuovere le nostre grandi tipicità locali, ad iniziare dall’olio e dal vino.

E nella provincia aretina a fine 2018 sono state registrate 3.121 imprese giovanili (under 35), 525 delle quali sono nate nel corso dell’anno. Più preoccupante il quadro degli indicatori occupazionali: rispetto ad un tasso provinciale di disoccupazione 2018 che è diminuito al 9,3% rispetto al 9,7% dell’anno precedente il tasso di disoccupazione giovanile 15-24 anni è passato dal 20,3% al 21,5%, pur mantenendosi sempre ad un livello inferiore al dato regionale (22,9%) che a quello nazionale ( 32,2%).

Ma che la nostra provincia costituisca ormai una realtà dove sono presenti imprese ad elevata concentrazione tecnologica è dimostrato dal dato relativo alle difficoltà di reperimento che riguardano complessivamente il 31,5% delle assunzioni programmate (come si evince dal Rapporto Excelsior novembre 2019) ma che per alcune figure professionali, ad più elevata specializzazione, vede una crescita del mismatch che supera spesso la metà delle assunzioni previste.

Si tratta comunque di dati da valutare con prudenza essendo il quadro generale economico orientato al rallentamento, con alcune criticità a livello internazionale connesse anche ai riflessi indotti dalle tensioni geopolitiche, dalle politiche protezionistiche e dagli sviluppi della Brexit che con la vittoria dei conservatori in Gran Bretysagna è ormai nella sua fase finale.

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