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Perché ci hanno tolto Banca Etruria?

La singolare operazione di “salvataggio” di Banca Etruria si arricchisce ogni giorno di una puntata. Inutile ricordare nel dettaglio le infinite tappe che hanno funestato la vicenda. Interessante è notare alcuni aspetti. Tutti ricordiamo che la...

La singolare operazione di “salvataggio” di Banca Etruria si arricchisce ogni giorno di una puntata. Inutile ricordare nel dettaglio le infinite tappe che hanno funestato la vicenda. Interessante è notare alcuni aspetti. Tutti ricordiamo che la banca doveva essere ceduta entro la fine dello scorso mese di aprile pena conseguenze inenarrabili.

Dopo di ché si sono susseguite un paio di proroghe concesse bontà sua dalla Commissione europea, l’ultima di questi giorni che porterebbe la data di scadenza alla fine del corrente mese di ottobre. Come per i vasetti dello yogurt al supermercato. Tutte proroghe delle quali si ha notizia a mezzo stampa, con una procedura evidentemente incompatibile con uno stato di diritto.

Naturalmente anche quest’ultima scadenza sarebbe da considerarsi, come è ovvio, invalicabile pena tutte le possibili calamità. Purtroppo lo scorso novembre lo Stato non ha tirato dritto salvando le nostre banche come hanno fatto tutti infischiandosene dell’ennesima procedura di infrazione, e si è consegnato mani e piedi alla Commissione europea ed alla banca Centrale Europea, la Bce. Anche se il tempo si incaricherà di spiegare molte cose che restano da comprendere, è di sicuro un’altra prova dei rovinosi effetti provocati dalla sconsiderata cessione della sovranità Nazionale.

Tralasciamo anche le notizie che sono state fatte trapelare in ordine ai possibili acquirenti. Prima alcuni fondi speculativi americani dovevano acquistare tutte e quattro le banche “risolte”. Poi una banca italiana, poi un’altra banca italiana interessate ad una banca, o a due o a tre, o chissà. Interessante è anche l’aspetto del conquibus, ovvero del costo che intenderebbero sopportare i possibili acquirenti della nostra banca. Senza farla tanto lunga, sia che Banca Etruria e le sue compagne di sventura siano già risanate, oppure che non lo siano, è chiaro che i possibili acquirenti intendono fare uno sforzo limitato, molto limitato. Tralasciamo l’ormai abusato paragone con il costo di un calciatore, tanto le cifre che circolano, o che non circolano, si commentano comunque da sole. Recentemente si parlava di un importo tra i 50 e gli 80 milioni di euro, poi silenzio.

La stampa specializzata ci dice che i possibili acquirenti stanno lavorando per trattare il prezzo, cioè per azzerarlo. Pare infatti che le quattro banche abbiano maturato in questi mesi altri crediti in sofferenza. Il che è anche possibile, se non altro perché il sistema economico continua a sprofondare. Quindi gli acquirenti, oltre che pagare un prezzo pressoché simbolico, intendono fare in modo che gli eventuali crediti in sofferenza maturati, maturandi e maturabili vengano posti a carico di Pantalone, intendendosi per tale il Fondo di risoluzione, o il Fondo Interbancario o qualcun altro. Insomma i possibili acquirenti vogliono evitare di trovarsi tra qualche mese a fare un aumento di capitale significativo.

La stampa specializzata parla apertamente di uno stop dell’Unione Europea e dintorni all’ultimo potenziale acquirente perché i soldi messi sul tavolo sarebbero troppo pochi. In più c’è tutto l’aspetto della tenuta del livello occupazionale. E qui le cose si fanno difficili, molto difficili. Pur dovendo comprendere la posizione degli acquirenti, il territorio non può permettersi una falcidia del personale dipendente. Va bene valutare gli interventi possibili con pre-pensionamenti e cose simili, ma non è pensabile che il territorio faccia passare sotto silenzio una eventuale mattanza. E’ stata fatta anche circolare la voce, sempre a mezzo stampa, che ci sarebbe un qualche escamotage per risolvere il problema. Auguriamocelo.

Poi resta sempre aperta, e non certo dimenticata, la partita del risarcimento integrale dei risparmiatori che avevano investito nelle obbligazioni subordinate e nelle azioni della vecchia Banca Etruria. Sorvolando per il momento sugli azionisti, il trascinamento sconclusionato della posizione degli obbligazionisti subordinati, sopra o sotto soglia che siano, è veramente incredibile. Ma torniamo alla vendita della Nuova banca Etruria e delle sue consorelle. Volendo ottimisticamente escludere che si verifichi un altro sconquasso, sembra di capire che i crediti in sofferenza verrebbero garantiti da qualcuno in un modo o in un altro alla faccia della novella degli aiuti di Stato, che verrebbero valorizzati importanti recuperi fiscali sui quali per il momento sorvoliamo, e che alla fine del salmo il prezzo del possibile acquisto sarebbe simbolico.

In conclusione l’esborso finale dell’acquirente a cui sembra si cerchi di pervenire potrebbe essere una ricapitalizzazione della nuova banca Etruria per un centinaio di milioni di euro o poco di più, sempre incrociando le dita sulla posizione dei dipendenti. Una cifra che a parità di condizioni il territorio avrebbe ben potuto provare a trovare, magari non da solo, specialmente se i nostri crediti in sofferenza, dei quali purtroppo si continua a non avere notizie, fossero stati valutati il ventidue di novembre con le stesse percentuali delle quali si parla oggi per Monte dei Paschi e per altre banche. E allora, se le cose stanno veramente così perché ci hanno tolto la nostra banca?

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