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Oro Arezzo, bene ma non troppo. L'edizione chiude tra luci e ombre

Bilancio positivo secondo Ieg: "Premiate le scelte su anticipazione date, investimenti e focus di posizionamento". Confindustria Orafi però invoca maggiori risorse per ospitare più buyer

Com'è andata OroArezzo? Bene ma non troppo. Il mercato di settore sull'altalena, le fibrillazioni della geopolitica, il calendario fieristico ingolfato: tutte contingenze che non hanno dato una mano. Il dilemma è sempre lo stesso: valorizzare un appuntamento che vive soprattutto di tradizione e al contempo cucirgli intorno un minimo di attrattiva novità. Facile a dirsi, un po' meno a farsi.

Secondo Ugo Ravanelli, CEO di Italian Exhibition Group, sono stati ottenuti risultati positivi.

"Abbiamo svolto un importante lavoro per addivenire ad un'unica regia per le fiere dell’oro, che ha rafforzato il ruolo della piattaforma voluta da IEG. Una regia che ad Arezzo si è chiaramente mostrata in tutta la sua efficienza e che è basata sostanzialmente su quattro pilastri: l’anticipazione delle date in funzione dei mercati strategici, gli investimenti realizzati, il focus di posizionamento e lo sviluppo dell’incoming buyers dall’estero”.

Grazie a questo lavoro, dal 6 al 9 aprile OroArezzo ha raccolto e valorizzato sui mercati internazionali il meglio della produzione orafa made in Italy con oltre 450 buyer ospitati, operatori di mercati emergenti e tradizionali, provenienti da 60 paesi grazie al supporto di MISE e ICE, e oltre 500 aziende espositrici rappresentative della miglior oreficeria made in Italy.

I buyer erano tanti ma potevano essere di più. E' il pensiero di Giordana Giordini, presidente provinciale degli orafi di Confindustria

"Abbiamo riscontrato un'ottima organizzazione a fronte di difficoltà oggettive legate alla crisi libica e alla vicinanza temporale con la fiera di Istanbul. E' necessario, per il futuro, armonizzzare le date e investire più risorse per invitare un numero maggiore di buyers, sia italiani che internazionali: quest'anno ce n'erano meno rispetto alle precedenti edizioni. La prossima settimana in associazione avremo un confronto con le aziende per capire bene e approfondire anche il livello qualitativo dei buyer presenti. Poi potremo stilare un bilancio più dettagliato".

oro arezzo fiera 2019-2Italian Exhibition Group ha giudicato buono l’afflusso dai mercati più importanti: primo su tutti il Middle East (con Emirati Arabi, Arabia Saudita e Libano) e anche gli Stati Uniti; stabili invece Hong Kong, Germania e Spagna. L’attività di business durante la manifestazione ha rispecchiato l’andamento dell’export del settore, con gli Emirati Arabi Uniti al primo posto nel ranking dei principali paesi di sbocco (in particolare per il gioiello aretino), la crescita delle esportazioni verso Hong Kong (+4,2%) e la stabilità della domanda statunitense.

A proposito di organizzazione: il cambio di data della 40esima edizione della manifestazione, anticipata per meglio armonizzare il calendario delle fiere del settore orafo e per evitare la sovrapposizione con le festività religiose (la Pasqua, le festività ebraiche e il Ramadan), è stato abbinato al potenziamento dei servizi per i buyer che hanno apprezzato l’opportunità di visita alla città.

L’appuntamento di Arezzo ha anche rappresentato l'occasione per fare il punto sull’andamento dell’industria italiana della gioielleria, alla presenza del Mise - la cui partecipazione è stata rafforzata dalla presenza del sottosegretario di Stato allo sviluppo economico, Michele Geraci - e dei rappresentanti delle aziende. Confindustria Federorafi, Confartigianato, Cna e Confimi Industria, in rappresentanza dell’intero comparto manifatturiero orafo gioielliero italiano, hanno chiesto al governo maggiori investimenti pubblici per potenziare la leadership delle manifestazioni italiane.

Graziella Group, azienda leader del settore, ha rilanciato la necessità di strategie innovative per attrarre nuovi buyers. Il vicepresidente Giacomo Gori vuole puntare su oro e moda.

"Dobbiamo ritrovare una più forte dimensione internazionale. In questo senso potrebbe essere privilegiato per il futuro un più marcato abbinamento tra gioiello e moda per fornire ad OroArezzo una caratterizzazione rispetto ad altre fiere e per attrarre operatori anche da nuovi settori".

Una proposta che Giordana Giordini sposa, seppure con qualche riserva.

"Va strutturata in modo preciso e razionale. Il distretto aretino è il più importante d'Europa e ha bisogno della sua fiera, fermo restando che oro e moda rappresentano il made in Italy di lusso e sono due mondi con molti punti di contatto. Ma OroArezzo deve restare un evento per Arezzo".

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