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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Economia

Olio e vino spingono l'export toscano. Bene l'oro di Arezzo: +5,1%

Bene le esportazioni toscane nel terzo trimestre 2015. Segue l'onda anche il distretto dell'oro di Arezzo che piazza un +5,1% rispetto allo stesso intervallo di tempo dell'anno 2014. Lo spiega l'analisi delle esportazioni del Monitor dei...

Bene le esportazioni toscane nel terzo trimestre 2015. Segue l'onda anche il distretto dell'oro di Arezzo che piazza un +5,1% rispetto allo stesso intervallo di tempo dell'anno 2014.

Lo spiega l'analisi delle esportazioni del Monitor dei Distretti della Toscana, realizzato dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo per Banca Cr Firenze. Complessivamente l'export dei distretti industriali toscani segue una dinamica positiva (+4,1%), anche se va registrato un rallentamento rispetto al trimestre precedente.

Nel 2015 il livello delle esportazioni toscane sale a 3,2 miliardi di euro: un risultato positivo, migliore della media dei distretti nazionali del 3,6%.

A spingere è soprattutto il settore agroalimentare di qualità, olio in particolare. Un po' perché il paragone è con il disastroso 2014, un po' perché il super Dollaro spinge gli acquisti degli Usa. L’Olio di Firenze registra un +70,1%, l’Olio di Lucca un +36,1%. Molto bene anche il Vino del Chianti Classico (+16,9%).

Segue un profilo positivo - spiega il monitor - l’Oreficeria di Arezzo (+5,2%) grazie al consistente contributo soprattutto dei mercati emergenti (Emirati Arabi Uniti, Hong Kong, Turchia, Repubblica Dominicana).

Tra gli altri exploit il Cartario di Capannori (+20,9%) e il Marmo di Carrara (+17,6%), difficoltà più marcate per la Concia e calzature di Santa Croce sull’Arno (-5,7%), Calzature di Lucca (-5,6%) e Calzature di Lamporecchio (-5,7%).

Nel complesso - spiega il monitor - continua a svolgere un importante ruolo di traino il mercato degli Stati Uniti (+15%) confermandosi come primo sbocco commerciale dei distretti tradizionali toscani. Da segnalare, per quanto riguarda i mercati emergenti, da un lato la rivitalizzazione del mercato arabo (+10,4%) e cinese (+15,6%) e il buon andamento del mercato di Hong Kong (+10,2%), dall’altro l’ulteriore contrazione della Russia (-26,8%) generata dalla svalutazione monetaria e dal crollo del prezzo del petrolio.

@MattiaCialini

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