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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Le associazioni di categoria di Arezzo: "Rincari dell'acqua insostenibili per imprese e famiglie"

Confartigianato, CNA, Associazione industriali, Confapi e Confesercenti di Arezzo scendono in campo contro il rischio di un aumento del costo dell’acqua che “potrebbe rivelarsi davvero insostenibile per le imprese e la famiglie”. Lo fanno con una...

Confartigianato, CNA, Associazione industriali, Confapi e Confesercenti di Arezzo scendono in campo contro il rischio di un aumento del costo dell’acqua che “potrebbe rivelarsi davvero insostenibile per le imprese e la famiglie”. Lo fanno con una lettera aperta che è stata spedita ai sindaci dei Comuni della provincia di Arezzo.

Tutto parte dal fatto - si legge - che l’incremento del costo dell’acqua previsto nei 4 anni che vanno da oggi fino al 2019, arriva a circa il 26% circa: il 6,5% ogni anno fino al 2019. “Un’enormità - scrivono i rappresentanti delle imprese aretine – se solo si considera che in tante città del nord, del centro e del sud d’Italia il costo è molto inferiore e in molti casi non raggiunge nemmeno la metà di quanto un’impresa paga oggi nella provincia di Arezzo”.

La lettera, dopo aver ripercorso il cammino che ha portato a questa ipotesi di aumento, afferma esplicitamente “che la decisione assunta recentemente rafforza l’opinione già diffusa che il sistema che gestisce il servizio idrico e quello che lo regola non considera nelle decisioni il difficile contesto economico in cui operano imprese e famiglie, dal momento che attua incrementi tariffari fuori dal mercato che si giustificano solo con il regime di monopolio che grava sul servizio”.

Per cui le associazioni firmatarie “chiedono che la decisione di aumentare le tariffe sia cambiata nella riunione dell’Ambito Regionale, incontro programmato il prossimo 22 luglio e di cui fanno parte molti sindaci della nostra provincia: il modo migliore per dimostrare attenzione alle ragioni delle imprese e delle famiglie in momenti di difficoltà”.

Ma come si a arrivati a questa decisione: la lettera stessa spiega che nei giorni scorsi si era riunita la conferenza dell’Ambito territoriale numero 4, composta dai sindaci della provincia - esclusi quelli dei comuni del Valdarno che appartengono a un diverso ambito - con all’ordine del giorno le tariffe dell’acqua per il quadriennio 2016-2019, e nell’occasione è stata approvata la proposta di aumentare le tariffe mediamente, nei quattro anni fini al 2019,del 20% circa: il 5% ogni anno.

Ma al già pesante incremento delle tariffe , si è aggiunta la decisione di consentire alla società di gestione del servizio idrico di “recuperare”circa 8 milioni tramite un ulteriore incremento delle tariffe, da sommare a quello del paragrafo precedente, per “mancati incassi del quadriennio passato”. Di fatto l’incremento del costo dell’acqua, nei 4 anni fino al 2019, arriva a circa il 26% circa: il 6,5% ogni anno fino al 2019.

Ecco quindi la decisione di scrivere la lettera aperta da parte di Confartigianato, CNA, Associazione industriali, Confapi e Confesercenti, nella quale si ricorda anche ai sindaci “che la tariffa dell’acqua dei comuni Aretini è già oggi, quindi prima dell’aumento varato nei giorni scorsi,in cima alla classifica nazionale per costo a metro cubo e dopo la recente decisione il non invidiabile primato si“rafforzerà”.

Il testo inviato ai sindaci spiega anche che la decisione non è certamente giustificata dall’aumento generale del costo della vita – l’inflazione- che da molti anni oramai non supera che qualche decimo di punto d’incremento (0,1- 0,2%l’anno) e la modesta percentuale d’incremento del costo della vita si registra perché,tra l’altro, le imprese non scaricano sul prodotto e sul consumatore finale i maggiori costi, compresi quelli delle tariffe pubbliche tra cui l’acqua, ma fanno risparmi dove possono sul bilancio per non pesare sulle famiglie già in difficoltà”.

Insomma secondo le associazioni firmatarie “si poteva agire diversamente che non con i soliti aumenti delle tariffe,dopo che già nel 2015 il prezzo dell’acqua era lievitato del 15% per le imprese, si doveva agire sulla leva del contenimento dei costi di gestione, come fanno imprese e famiglie nei momenti di difficoltà”.

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