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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

In Grecia svendono gli aereoporti, in Italia i porti

In Grecia svendono anche gli aeroporti, in Italia i porti. La Grecia è stata costretta a cedere 14 aeroporti regionali, tra i quali Mikonos e Santorini. Per tranquillizzare i noiosi, preciso che la cessione riguarda i diritti di gestione, e non la...

In Grecia svendono anche gli aeroporti, in Italia i porti. La Grecia è stata costretta a cedere 14 aeroporti regionali, tra i quali Mikonos e Santorini. Per tranquillizzare i noiosi, preciso che la cessione riguarda i diritti di gestione, e non la proprietà dello scalo. Ma cambia poco, visto che parlano di concessioni della durata di 40-50 anni. Ovviamente non è una scelta spontanea dei greci, anche se è banale sottolinearlo, ma è il frutto della politica economica estorsiva portata avanti dagli attuali padrini dell’Unione Europea nei confronti della Grecia; per chi ancora non lo avesse capito, non so più cosa farci. Nella catastrofe sociale ed umana che ha colpito la Grecia, ormai una nazione con una economia di guerra fondata sul baratto, provata anche dal razionamento dei farmaci negli ospedali, la vicenda è chiara.

Con il solito coltello economico puntato alla tempia, i Greci devono liquidare i beni dello Stato, aeroporti compresi, alla svelta e senza fiatare. E in Italia? Sta passando sotto silenzio, troppo silenzio, la vendita all’asta di cinque porti turistici di proprietà pubblica, cioè di tutti noi. E si tratta, da notare bene, non di robetta, tanto per citarne uno il porto turistico di Capri. Oggetti unici, di grande appetibilità per gli investitori internazionali. Il troppo silenzio, a dir poco sospetto, che avvolge questa vicenda dovrebbe indurre in alcune riflessioni. L’operazione viene inquadrata nella politica di privatizzazioni varata dall’attuale Governo. Come se fosse un bella idea, o almeno una valida giustificazione. Il continuo depauperamento del patrimonio dello Stato, finalizzato al pagamento degli interessi sul debito pubblico ai grandi investitori internazionali, perché di questo si tratta, è una vicenda di per se stessa tragica. D’altra parte, ricordiamocelo sempre: sino a due o tre anni fa i greci non avrebbero mai pensato di trovarsi con le medicine razionate.

Che poi è quello che, se le politiche nazionali non cambiano, capiterà anche a noi. E già non siamo lontani: come considerare l’idea geniale di consentire il controllo del colesterolo a carico del servizio sanitario solo una volta ogni cinque anni? E non è un razionamento di fatto, seppur ammantato sotto il solito diluvio di chiacchiere? E meno male che siamo in Toscana, dove la Regione fa i salti mortali per mantenere efficienti i servizi, seppur ogni giorno con meno denari. Ma per quanto ancora potrà farcela? Il destino dell’Italia è simile a quello della Grecia, se, ripeto, la politica nazionale non cambia radicalmente. E poi, lo sapete chi ha acquistato gli aeroporti greci? Ve lo dico io, guarda caso una società tedesca. Ma non basta, questa società tedesca è principalmente di proprietà della città di Francoforte. Quindi, orrore degli orrori, una società pubblica. Lo vedete che il magnificare le privatizzazione è, troppo spesso, un espediente retorico utilizzato al di là delle Alpi ad uso e consumo anche di quei boccaloni degli italiani? I tedeschi rafforzano le loro aziende pubbliche, non se ne sbarazzano di gran carriera, ed a prezzo di liquidazione, come facciamo noi. Purtroppo a questo ci stanno portando oltre venti anni di nefaste politiche economiche: a dilapidare il patrimonio dello stato, ed a centellinare gli accertamenti medici. Meditate gente, diceva una vecchia pubblicità, meditate.

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