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Il Fitd: "400 milioni per salvare Banca Etruria e niente piano B". L'ostacolo Ue

Si apprende che l'entità dell'intervento del Fondo interbancario di tutela dei depositi deliberato nella serata di ieri per il salvataggio di Banca Etruria si aggirerebbe attorno ai 400 milioni. L'impegno del Fondo per Bpel va ad aggiungersi, così...

Si apprende che l'entità dell'intervento del Fondo interbancario di tutela dei depositi deliberato nella serata di ieri per il salvataggio di Banca Etruria si aggirerebbe attorno ai 400 milioni. L'impegno del Fondo per Bpel va ad aggiungersi, così, a quelli già stabiliti per Banca Marche, circa 1 miliardo e 200 milioni, e per Carife, circa 300 milioni. Resta in sospeso la posizione della Cassa di Risparmio di Chieti, che dovrà attendere – come è avvenuto per l'Etruria - la fase di analisi della due diligence. Al termine, tra una decina di giorni, si saprà come il Fitd intenderà intervenire sulla banca abruzzese, che si trova, al pari degli altri tre istituti, in amministrazione straordinaria.

E se da un lato le banche in crisi ricevono la buona nuova del sostegno del Fondo, continua a preoccupare l'intransigenza dell'Europa. La Direzione generale Concorrenza (Dg Competition) della Commissione europea, che il ministro dell’Economia italiano Pier Carlo Padoan aveva criticato per l'opposizione all’intervento del Fitd nel salvataggio delle quattro banche, ha precisato le proprie ragioni. L'aiuto - riporta Askanews - pur se privato come quello del Fondo, sarebbe comunque fornito sotto una regia dello Stato. I dubbi dell'Ue circa il precedente del caso di Banca Tercas erano stati così motivati lo scorso febbraio: “Tutti i mezzi finanziari con cui le autorità pubbliche forniscono un sostegno fattizio alle imprese rientrano nel controllo degli aiuti di Stato, indipendentemente dal fatto o meno che tali mezzi siano attivi permanenti del settore pubblico”.

Tuttavia il Fitd non si scompone più di tanto. Le banche consorziate hanno stabilito che lo schema di salvataggio non cambia, nonostante i dubbi di Bruxelles. Il piano alternativo all'intervento del Fondo – quello del veicolo che unirebbe le maggiori banche italiane nell'operazione di salvataggio – rimane quindi ai box "d'intesa con il ministero dell'Economia e l'Abi (l'Associazione bancaria italiana)", riporta Radiocor.

@MattiaCialini

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