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Martedì, 16 Aprile 2024
Economia

Gli Amici di Banca Etruria: "Il Fondo di risoluzione escluda la messa in liquidazione del nuovo istituto"

"Chiediamo urgenti dichiarazioni ufficiali da parte del Fondo di risoluzione nazionale presso la Banca d'Italia che escludano la minaccia dell'eventuale prossima messa in liquidazione di Nuova Banca Etruria e conseguente rischio di interruzione...

"Chiediamo urgenti dichiarazioni ufficiali da parte del Fondo di risoluzione nazionale presso la Banca d'Italia che escludano la minaccia dell'eventuale prossima messa in liquidazione di Nuova Banca Etruria e conseguente rischio di interruzione dei rapporti e dell'attività". L'appello arriva da Vincenzo Lacroce, presidente dell'Associazione Amici di Banca Etruria, riprendendo un'ipotesi evocata anche da Nando Sileoni, Segretario Generale Fabi: "Per la Nuova Banca Etruria - cita Lacroce - e le altre 3 banche nate dai provvedimenti di risoluzione potrebbe prospettarsi la liquidazione coatta amministrativa".

Premesso che mancano solo 15 giorni alla scadenza per la vendita delle quattro Banche-ponte, poste in risoluzione il 22 novembre 2015, non riusciamo ancora a capire perché il Fondo di Risoluzione Nazionale presso Banca d’Italia abbia escluso - scrive Lacroce -, anche nei recenti incontri, l'intervento volontario del Fitd, in assenza di offerte congrue e valide da parte di terzi per la cessione della Nuova Banca Etruria. Poiché non dovrebbero essere necessari altri finanziamenti per ricapitalizzare Banca Etruria ci si potrebbe limitare per ora alla cessione della partecipazione totalitaria e dei finanziamenti ricevuti dalle Banche per la sua ricapitalizzazione dal Fondo Nazionale di Risoluzione al Fondo Interbancario per la Tutela dei Depositi. Il passaggio a costo zero da un Fondo all’altro darebbe maggiore respiro alla ricerca di soluzioni economicamente più vantaggiose per il Fondo stesso, magari facilitate dalla cessione nel frattempo di alcuni asset non strategici: difatti una cosa è decidere di vendere ed un’altra è di dover vendere entro una data fissa.

Il 30 settembre prossimo è il termine, perentorio o ordinatorio che sia, indicato dalla BCE per la cessione da parte del Fondo di risoluzione delle quattro new-bank, o meglio le bridge-bank (banche-ponte) come correttamente vanno identificate e non le good-bank, come comunemente vengono chiamate, anche di recente capziosamente da figure istituzionali quali il Presidente delle banche stesse, Roberto Nicastro, o il Direttore Generale di Banca d’Italia, Salvatore Rossi, dando a intendere che esse sono il veicolo per la soluzione definitiva e non, come previsto dalla normativa sulle risoluzioni bancarie, un soggetto transitorio a termine.

Quindi l'appello al Fondo risoluzione per dichiarazioni ufficiali che escludano la messa in liquidazione di Nuova Banca Etruria. E poi Lacroce aggiunge.

Dopo mesi di apparenti, o magari solo “raccontati” dalla stampa, tentativi e proposte di acquisto ora “a corpo” ora per singole banche ovvero loro asset, di termini dati e prorogati per la presentazione delle offerte, di scarse o generiche informazioni ufficiali da parte della governance delle 4 banche e/o dell’Autorità di risoluzione, progetti effettivi di acquisizione di Banca Etruria e delle altre 3 banche - e dunque di valorizzazione del patrimonio d’impresa, di tradizione, di business e di lavoro che esse rappresentano – non si concretizzano, neppure soltanto annunciati.

Viceversa, l’attenzione tutta delle autorità di governo e delle istituzioni monetarie ed economiche è rivolta al nuovo tentativo di salvataggio del Monte dei Paschi, banca tecnicamente in default da anni, alle prese con un ennesimo aumento di capitale le cui probabilità di successo sono assai ridotte, cosa già sperimentata con l’insuccesso delle ricapitalizzazioni in mercato delle due banche venete, per importi di gran lunga più limitati, e nonostante la prospettata ipotesi di conversione “indotta” dei prestiti subordinati in capitale (una sorta di bail-in “freddo”, soluzione sostanzialmente già percorsa nel salvataggio della banca portoghese Banco Espirito Santo e che ha creato problemi più che risolverne). Dunque: per “salvare” una banca a rischio sistemico come Mps perché non “sacrificare” 4 piccole banche territoriali che insieme rappresentano appena l’1% del mercato, e per di più non trovano compratori affidabili per garantirne la continuità, il tutto in nome della stabilità del sistema bancario obiettivo primario delle Autorità di vigilanza e monetarie?!

La fine delle 4 piccole banche potrebbe ammorbidire le controparti finanziarie recalcitranti a farsi carico dell’operazione di salvataggio di Mps, evitandone così il default definitivo, ed orientare in tal senso l’opinione pubblica e la massa degli utenti bancari che sarebbe sicuramente maggiormente coinvolta in caso di default di Mps.

La mancata cessione/acquisizione nei tempi indicati potrebbe comportare per la Nuova Banca Etruria e le altre 3 banche, ai sensi della normativa bancaria, la revoca dell’autorizzazione e conseguentemente la messa in liquidazione coatta amministrativa. Con la liquidazione coatta amministrativa si interrompono tutti i rapporti attivi e passivi della banca, dunque la risoluzione dei contratti di lavoro con i dipendenti, dei contratti di finanziamento e prestiti con i prenditori di credito, dei contratti di deposito con i depositanti, i quali ultimi verrebbero rimborsati nel limite massimo pro-capite di € 100.000 dal Fondo interbancario di garanzia – Fitd.

L’Associazione - chiude la nota - a tutela degli interessi degli azionisti di Banca Etruria e di quanti – dipendenti, clienti, depositanti,… - si vedrebbero irreparabilmente danneggiati da un’eventuale procedura a carico della Nuova Banca Etruria, intende denunciare ed opporsi all’ipotetica prospettiva o minaccia di l.c.a. della Banca e coinvolgere le altre Associazioni di tutela degli interessi collettivi penalizzati dalle recenti vicende e provvedimenti di risoluzione in capo alle 4 banche per contrastare possibili decisioni in tal senso delle istituzioni politiche, di governo e di vigilanza.

Una procedura di l.c.a. si rivelerebbe esiziale non solo per la prospettiva di continuità aziendale di Banca Etruria (come delle altre 3 banche), e del loro tradizionale storico rapporto con i territori e comunità di insediamento, ma anche per la continuità dei posti di lavoro, dei crediti alle attività economiche ed investimenti dei privati, dei depositi dei risparmiatori ed investitori, che la Banca del territorio, la vecchia Banca Etruria prima e la Nuova Banca Etruria poi (come le altre 3 banche), hanno costruito nel tempo e che costituiscono i fondamentali dell’impresa bancaria.
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