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Giovedì, 28 Marzo 2024
Economia

Lotteria Italia: in 4 anni gli aretini hanno vinto 0,57 euro a testa. Ma la spesa per il gioco d'azzardo supera i mille euro

Sono sei i comuni della provincia dove la quantità di denaro riversata nel gioco d'azzardo è superiore alla media toscana.

In quattro anni quanto hanno vinto gli aretini alla Lotteria Italia?
0,57 euro a testa.
Da questo punto di vista la provincia di Arezzo non è sicuramente la più fortunata d'Italia. Ma neanche della Toscana.

Livorno con i suoi 3,41 euro pro capite è il territorio dove, negli anni, è stato assegnato il compenso più alto riguardante le vincite della Lotteria Italia. Seguono Firenze (0,66 euro), Pistoia (0,58 euro), Arezzo (0,57 euro), Siena (0,54 euro), Lucca (0,37 euro), Pisa (0,29 euro), Grosseto (0,23 euro), Prato (0,20 euro) e Massa Carrara (0,13 euro).

A stilare la classifica è una recente indagine Infodata del Sole 24 Ore che si è basata sui dati Istat.
Quest’anno il tagliando vincitore è stato venduto a Sala Consilina, nel salernitano ma "almeno negli ultimi cinque anni, è Frosinone la provincia più fortunata d’Italia". I suoi abitanti si sono aggiudicati ben 11,45 euro a testa.

Per calcolare le vincite pro capite sono stati utilizzati i numeri relativi ai biglietti vincenti delle edizioni dal 2014 al 2018, calcolati su base provinciale. E sono stati confrontati con quelli relativi ai residenti al 1 gennaio del 2018 forniti dall’Istituto nazionale di statistica. 

Negli ultimi cinque anni la Lotteria Italia ha assegnato un montepremi complessivo di 81 milioni e 250mila euro. Se questa cifra fosse stata divisa tra tutti gli italiani, avremmo incassato tutti 1,34 euro, nemmeno la somma necessaria per comprare un biglietto. I territori colorati di azzurro sono quelli nei quali la vincita pro capite ha superato il dato medio nazionale, quelli dipinti di arancione rappresentano invece le aree nelle quali si è rimasti al di sotto di questa soglia.

A spiccare è, come detto, la provincia di Frosinone, con 11,45 euro pro capite vinti, corrispondenti ad un montepremi complessivo di 5,6 milioni di euro.

Nella provincia di Arezzo dal 2014 sono stati vinti 195.000 euro. Se fossero stati divisi tra i 343.449 abitanti della provincia il risultato sarebbe appunto di 0,5677 centesimi a persona, arrotondando 0,57.

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Ma per quello che concerne il gioco d'azzardo la provincia di Arezzo non brilla per virtù.
Sono infatti 1.110 gli euro che, in media, sono stati spesi nel 2017 dai residenti dei comuni del territorio. Una cifra leggermente inferiore alla media regionale che si attesta sulle 1.636 euro a persona. 

Azzardo 481milioni spesi dagli aretini

Sono sei i comuni della provincia dove la quantità di denaro riversata nel gioco d'azzardo è superiore alla media toscana.
Si tratta di: Civitella in Valdichiana (2.414 euro pro capite), San Giovanni Valdarno (1.945 euro pro capite), Arezzo (1.819 euro pro capite), Cortona (1.739 euro pro capite), Sansepolcro (1.727 euro pro capite) e Foiano della Chiana (1.697 euro pro capite).

Castiglion Fiorentino Risparmiati 5,3 milioni

E' Simona Neri, sindaco del comune di Pergine Valdarno Laterina e responsabile Anci in materia di gioco d’azzardo per la Toscana, ad accende nuovamente i riflettori sul tema ludopatia.

“Nella manovra – dichiara - non leggo sostanziali passi in avanti: le licenze sono state prorogate e la manovra finanziaria prevede l’aumento del Preu per le apparecchiature da intrattenimento come slot machine e Vlt, una misura che ha come unica finalità quella di finanziare la manovra stessa e quindi totalmente neutrale rispetto al contrasto al gioco d'azzardo patologico. Dal mio punto di vista alcune misure importantissime sono invece rimaste “sospese” all’interno dell’accordo raggiunto in Conferenza Unificata ormai dal settembre 2017. Occorre in ogni caso una legge quadro nazionale che salvaguardi la potestà dei Sindaci in quanto massime autorità in materia di salute pubblica (con capacità di regolamentazione sulla distribuzione spaziale delle licenze, sull’individuazione dei luoghi sensibili e sulle fasce orarie di apertura) ma occorre anche aggiornare gli apparecchi da gioco, di tutto il settore dell’automatico. In che modo? Intanto collegando al sistema da remoto anche le AWP, aumentando il tempo minimo di partita, diminuendo l’importo della giocata ed introducendo l’attivazione dell’apparecchio tramite una tessera sanitaria o di riconoscimento. Questa misura apporterebbe molteplici benefici: monitorare le abitudini di gioco degli utenti al fine di approfondire le cause dello sviluppo della patologia, controllare l’accesso ai minori, verificare i flussi finanziari per intercettare episodi di riciclaggio  o connessi ad organizzazioni criminali. Occorre una maggiore armonizzazione fiscale, nonostante la grande differenza dello stesso Preu presente nei giochi d’azzardo occorre prevedere un riequilibrio dei prelievi fiscali e una maggiore armonizzazione anche sulle percentuali previste per la filiera e per il payout per i giocatori. Inoltre, dall’esperienza maturata nei nostri consigli comunali è nata in Anci Toscana anche la proposta di modifica della LR 57/2013, per aggiornarne i contenuti e potenziarne gli effetti, sempre in linea con la volontà di contemperare al meglio gli interessi in campo. La legge regionale 4/2018 ha ad esempio introdotto un obbligo formativo nei confronti dei gestori e degli esercenti del gioco. L’obbligo di formazione, in questo senso, dovrebbe essere inserito in una legge nazionale”

 Il 16 gennaio si riunirà per la prima volta il tavolo nazionale Anci sulle ludopatie e all'appuntamento non mancherà il sindaco Simona Neri.

“E' decisamente un bel passo in avanti. Di fronte alla patologia da gioco d'azzardo il comune non basta, serve una forte collaborazione tra Asl, forze dell'ordine, mondo dell'associazionismo. Tutto questo si inserisce all'interno di un quadro legislativo che demanda la regolamentazione alle regioni e che di conseguenza risulta caratterizzato da una differenziazione piuttosto spinta. In assenza di una legge quadro nazionale a cui anche le questure possano riferirsi per il rilascio delle autorizzazioni, i comuni sono lasciati spesso soli a dover gestire le conseguenze del "gioco lecito" in Italia senza aver capacità di controllo della distribuzione territoriale degli apparecchi da gioco (se non per gli effetti delle leggi regionali che lo consentano) nè sugli orari di apertura degli stessi esercizi. Il coordinamento nazionale ci consentirà di portare il nostro contributo mettendo a disposizione l'esperienze e le attività svolte all'interno delle Anci regionali per condividere le buone pratiche degli enti locali, collaborare per l'individuazione di regole nazionali che possano riordinare il comparto nella consapevolezza che l'autonomia locale dei sindaci, primi responsabili della salute pubblica, debba essere salvaguardata e potenziata, nella massima collaborazione con forze dell'ordine, commissione parlamentare antimafia e terzo settore per condividere misure di contrasto all'illegalità”.

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