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Export: cala il comparto gioielleria. Ciabatti Federorafi: "I consumi, a livello mondiale, scendono del 29%"

Il primo trimestre 2016 per l’oro e i gioielli made in Italy è iniziato in salita. L’export, a livello nazionale, cala del 3,6 per cento segnando la performance peggiore dal terzo trimestre 2014. L’analisi è quella della fornita dalla direzione...

Il primo trimestre 2016 per l’oro e i gioielli made in Italy è iniziato in salita. L’export, a livello nazionale, cala del 3,6 per cento segnando la performance peggiore dal terzo trimestre 2014. L’analisi è quella della fornita dalla direzione studi e ricerche di Intesa Sanpaolo e si concentra appunto sull’andamento del mercato della gioielleria nei primi mesi dell’anno.

Prendendo in considerazione i tre distretti orafi principali, ovvero Arezzo, Alessandria e Vicenza, salta fuori che tutti hanno registrato una contrazione dell’export nei primi tre mesi del 2016. Si va dal -0,6% dell’Aretino fino al 11,5% del Veneto.

“Guardando a questo inizio 2016 - spiega Stefania Trenti, della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo in un’intervista al Sole24Ore - la spiegazione della peggiore performance di Vicenza è legata soprattutto all’andamento delle esportazioni in Svizzera, ma anche della contrazione di quelle verso Hong Kong, dove Arezzo invece è positiva, e negli Emirati Arabi Uniti, dove Valenza va bene”.

Un momento difficile dal quale però le imprese e le associazioni di categoria stanno cercando di uscire tentando di fare leva sui tratti distintivi e maggiormente apprezzati, delle creazioni made in Italy.

ciabatti_ivana“Dobbiamo vedere il bicchiere mezzo pieno - ha sottolineano sempre sulle colonne del Sole 24 Ore la presidente nazionale di Federorafi Ivana Ciabatti, imprenditrice a capo della Italpreziosi di Arezzo - abbiamo messo a punto un programma per l’internazionalizzazione delle imprese di settore che agisce su fattori strutturali quali la formazione di export manager da inserire nelle piccole imprese o la promozione dell’e-commerce. Secondo un’indagine Thomson Reuters nel primo trimestre 2016 i consumi di prodotti di gioielleria a livello mondiale sono calati del 29% rispetto allo stesso periodo del 2015, con l’Asia a -32%. È inutile far finta che il momento non sia critico, ma è importante anche elaborare una strategia che vada oltre questi dati puntando verso mercati consolidati come gli Usa che stanno crescendo oppure su nuove piazze emergenti. L’Iran, dove sempre secondo Reuters i consumi nel trimestre sono aumentati del 12,5%. E poi Singapore, Vietnam, Ghana, Algeria. Del resto il settore deve all’export il 90% del proprio fatturato: fare a meno dei mercati stranieri non è pensabile. Concretamente abbiamo sostenuto 200 aziende italiane negli Usa. In Italia la situazione non è semplice. Il gioiello viene percepito sempre di più come un accessorio, per questo si vendono molto di più i prodotti dei brand rispetto a quelli artigianali. Bisognerebbe poi, tra le altre cose, rinnovare i modelli distributivi rendendoli più attuali".

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