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Economia

L'anno nero del turismo: ad Arezzo presenze in calo del 53 per cento. Ma la ripresa potrebbe essere dietro l'angolo

A reggere meglio il colpo sono state le vallate del Casentino e della Valtiberina dove in entrambi i casi il calo si è fermato al 38 per cento. In Toscana crollo dell'80 per cento nel Fiorentino

Un crollo di decine di punti in percentuale. Per il settore del turismo, il 2020 è stato un vero e proprio annus horribilis. Con visitatori in drastico calo (ad Arezzo -53,9 per cento), sia per quanto riuguarda gli arrivi dall'estero sia quelli dall'Italia (-17 per cento). E' quanto emerge dal rapporto annuale dell'Irpet,  che mostra come il turismo in Toscana abbia registrato alla fine nel 2020 il 54,3 per cento di presenze in meno.

"Il numero - spiega in una nota la Regione Toscana - misura il complesso dei giorni di permanenza, moltiplicato per i turisti che sono arrivati. Naturalmente il comparto più penalizzato è quello straniero (-76,5 per cento) rispetto alle presenze di italiani (- 28,7 per cento)". 

l crollo dunque c’è stato, ma è rimasto in linea con quanto avvenuto nel resto d'Italia. I riflessi di questa situazione si sono avuti anche sul pil: il turismo in Toscana pesa infatti per circa il 10 per cento sul lavoro attivato nella regione. L’impossibilità o comunque la minore propensione a viaggiare causata dall’emergenza sanitaria ha avuto dunque riflessi rilevanti sulle diminuzione del prodotto interno lordo che, sempre secondo le ultime stime di Irpet, si attesta nel 2020 intorno tra il 10 e l’11 per cento.  Si calcola che 46,8 milioni di presenze in meno in un anno siano valse  5,8 miliardi di euro di minori entrate sui dieci complessivamente persi dall’intera economia toscana. 

Arrivi e partenze, i dati regionali

"Nel dettaglio gli arrivi di turisti internazionali, racconta l’istituto di programmazione economica della regione, sono crollati del 72,8 per cento. Meno turisti, con soggiorni lievemente più brevi. Effetto dell’impossibilità o comunque della minore propensione a viaggiare. Ma in Toscana non è andata molto diversamente che altrove: in Asia e nel Pacifico gli arrivi sono crollati del 74 per cento, in Europa del 68,5 per cento, del 71 per cento nell’area mediterranea".   

A mitigare il crollo ci hanno pensato, grazie soprattutto al breve ma intenso boom estivo, gli italiani e il mercato interno, che storicamente costituisce però in Toscana solo una percentuale piccola dell’intero movimento, fatto da sempre di turisti in arrivo per lo più da oltralpe e da oltre oceano. 

Il crollo nelle città d’arte

I turisti stranieri sono venuti in particolare a mancare nelle città d’arte e in collina. E’ accaduto in misura più rilevante rispetto al resto d’Italia, ma del resto in Toscana, nel segmento alberghiero, si concentrano in misura superiore alla media nazionale quei flussi di turisti provenienti da altri continenti che la visitano spesso per la prima volta, con tour organizzati in strutture preferibilmente  a tre, quattro od anche cinque stelle. E quei flussi, in particolare provenienti dall’Asia ma anche dal Sud e Nord America, nel 2020 sono mancati quasi del tutto. 

I paesi extra europei interrompono quasi completamente il flusso verso la Toscana a partire dalla fine di febbraio. Il calo dal Nord America è superiore, alla fine dell’anno al 90 per cento, così come da India e Cina. Crollano anche gli arrivi dalla Spagna (-87,5 per cento di presenze in meno) e dal Nord Europa  (- 90,3 per cento): meno peggio per Francia (-73,5%), Paesi Bassi (-63,5%), Germania ed Austria (-60,4%) e Svizzera (-44,4%). Conta la prossimità. Per quanto riguarda il mercato interno i lombardi diminuiscono del 22,9 per cento, i piemontesi del 21,8 per cento, gli emiliano romagnoli del 27,7 per cento, ma i  laziali del 37,7, i campani del 45,2, i siciliani del 49,2, i pugliesi del 50,7 e i sardi del 58,6. Numeri coerenti con un turismo che nel 2020 è stato soprattutto estivo e balneare, con spostamenti più limitato da regioni con accesso al mare. 

Le città d’arte sono le destinazioni di gran lunga in maggior sofferenza: -72 per cento di presenze. Ma gli europei dell’ovest, diminuiti nelle città del 75 per cento, sono mancati anche nelle aree collinari quasi quanto nelle città d’arte, contribuendo alla fine quasi per la metà alle perdite di presenze in quel segmento, che segna alla fine un meno 62,4 per cento.  La montagna si ferma invece a -49 per cento. 

Chi ha più retto e chi meno

In termini di ambiti turistici, l’area fiorentina segna un - 80,7 per cento, la più penalizzata,  -77,6 per la Valdinievole e Montecatini e -69,1 per la piana di Lucca. Le presenze nel Chianti arretrano del 67,3 per cento, del 61,4 a Prato, del 60,5 nel Mugello, del 61,2 in Garfagnana e media valle del Serchio, legata la turismo americano e inglese che gravita su Lucca, e poi ancora -57,1 per cento per la Valdichiana senese, -55,3 per le Terre di Siena, -53,8 per Valdelsa ed Etruria Volterrana. Tutti territori frequentati in gran parte da stranieri.  Al contrario hanno retto meglio le aree maggiormente frequentate da italiani: -25,1 per cento per la Maremma, - 25,6 per la riviera apuana, - 30,2 per la Costa degli Etruschi e l’Elba, mentre il calo è più profondo in Versilia (-50,5 per cento, spalmato su tutte le origini e non solo sulle componenti straniere). Limitano in parte i danni anche Casentino (-38,5 per cento), Val Tiberina (-38,8) e Amiata (-40,4), Pistoia e la montagna pistoiese (-41,2) e Lunigiana (-45,2). 

La Valdichiana Aretina si piazza a -48.7 e il Valdarno aretino -45,6 per cento.

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