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La mappa del crollo dell'occupazione in Toscana: Arezzo -2%, Cortona -6%. Il peso del turismo

E' quanto emerge dall'ultimo barometro del Covid dell'Irpet, l'Istituto regionale per la programmazione economica della Toscana, pubblicato il 10 giugno

La crisi economica data dall'emergenza Covid ad Arezzo c'è, ma è un po' più lieve che da altre parti in Toscana. Quanto meno nel numero degli occupati. Ad Arezzo, per esempio, si stima una perdita di posti di lavoro, al 15 maggio 2020 rispetto allo stesso giorno di un anno fa, del 2%. Una fetta importante, ma molto più esigua rispetto alla perdita di posti di lavoro complessiva toscana, che è del 5%.

E' quanto emerge dall'ultimo barometro del Covid dell'Irpet, l'Istituto regionale per la programmazione economica della Toscana, pubblicato il 10 giugno.

"Gli effetti negativi della crisi investono, sebbene in modo non uniforme, il complesso dei settori, dei territori e della popolazione. Con riferimento a questa ultima - spiega il rapporto - i più colpiti sono i giovani: in particolare le giovani donne straniere. La riduzione, guardando invece alle attività produttive, è particolarmente pronunciata nel comparto dei servizi turistici e per il tempo libero, che fanno ampio ricorso a contratti a termine e stagionali. Inevitabile, quindi, che il calo più vistoso sia quello osservato nelle aree balneari della Toscana, praticamente tutte quelle i cui territori si affacciano lungo la costa".

La classifica della crisi, per territorio

"Articolata per sistema locale, la lettura dell’andamento degli addetti restituisce un quadro negativo che è esteso a tutti i territori, nessuno escluso. Tuttavia la dimensione della contrazione del lavoro, alle dipendenze, varia significativamente fra i sistemi locali. La riduzione degli addetti più consistente riguarda l’Isola d’Elba (-34,4%); quella più contenuta, sebbene anch’essa di segno negativo, è attribuibile a San Marcello Piteglio (-0,4%)", dice l'Irpet. E in effetti, in provincia di Arezzo, si può notare come il capoluogo perda il 2% di occupati, ma la soglia si alza al 3% per Sansepolcro, Montevarchi e Bibbiena. E' addirittura superiore alla media toscana nel caso di Cortona (6%), dove la componente turistica si fa più forte. 

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"All’interno di questo campo di variazione - analizza l'Irpet - si osserva una eterogeneità di situazioni che possiamo ricomporre in un quadro più unitario individuando in modo discrezionale 6 fattispecie territoriali distinte per prevalenza di caratteristiche: a) i sistemi agrituristici, a maggioritaria vocazione agricola e turistica; b) i sistemi urbani, in cui un sistema qualificato di servizi alle imprese e alla persona convive con una importante presenza manifatturiera; c) i sistemi del Made in Italy: alimentare, moda, marmo, legno e mobilio, oreficeria; d) gli altri sistemi industriali specializzati nel metalmeccanico (produzione di metallo, apparecchi meccanici, macchine elettriche) e nelle altre industrie (carta, chimica, farmaceutica, edilizia, ecc.); e) i sistemi turistico balneari, i cui territori bagnano il mare e i cui tratti distintivi sono ben delineati dal nome. I sistemi turistici balneari e quelli agrituristici hanno subito in questi mesi una contrazione superiore a quella osservata per la Toscana nel suo insieme; più contenuta la perdita di lavoro nei sistemi industriali del Made in Italy, sede di molti distretti della nostra regione. Non dobbiamo però dimenticare come nei sistemi manifatturieri, in cui è maggiore la quota di lavoro a tempo indeterminato, vi sia stata una rilevante flessione dell’intensità di lavoro per il ricorso alla cassa integrazione guadagni. E’ evidente quindi che la gravità del momento, sul fronte occupazionale, è dettata da una duplice complicanza: di scala, poiché tutti i sistemi locali hanno subito una riduzione rilevante nel numero di persone occupate alle dipendenze; distributiva, in quanto i costi sono stati incomparabilmente più alti dove le attività stagionali (turismo o agricoltura) hanno un’incidenza maggiore".

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