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C’era o non c’era l’ostacolo alla Vigilanza nella vecchia Banca Etruria?

Intanto che Lorsignori cercavano di distrarre gli italiani dai veri problemi delle famiglie con l’ormai mitologico referendum costituzionale, la sentenza del tribunale di Arezzo che ha assolto gli amministratori della vecchia Banca Etruria...

Intanto che Lorsignori cercavano di distrarre gli italiani dai veri problemi delle famiglie con l’ormai mitologico referendum costituzionale, la sentenza del tribunale di Arezzo che ha assolto gli amministratori della vecchia Banca Etruria dall’accusa di ostacolo alla vigilanza non ha destato poi così tanta meraviglia. Sin dall’inizio della strana vicenda che ormai un anno fa ha travolto la vecchia Banca Etruria ed i risparmiatori che vi avevano incolpevolmente investito, e che ha avuto un ruolo tutto da chiarire nello sconquasso di buona parte del sistema bancario italiano, era sembrato in linea generale francamente strano che una piccola banca di provincia avesse potuto turlupinare e depistare per anni ed anni la potente Banca d’Italia, e a tutte le altre illustri autorità preposte alle varie vigilanze.

Non è ovviamente un ragionamento giuridico né riguarda il caso specifico che non conosciamo, si tratta di sensazioni, tutt’al più potrebbe essere un esercizio di comune buon senso. Ma tale perplessità sembrava anche trovare una seppur involontaria conferma nei presunti stralci di verbali della Banca d’Italia diffusi per settimane lo scorso inverno a mezzo stampa, anche se non si sa da chi e perché, dai quali emergeva una massiccia e frequente attività ispettiva di Banca d’Italia svolta presso la vecchia Banca Etruria. Ora, considerando che una qualunque operazione finanziaria importante portata avanti da una qualsiasi banca coinvolge come è facile immaginare una pluralità di soggetti interni ed esterni alla stessa banca per mesi e mesi, pur non conoscendo i fatti era ed e’ francamente difficile pensare che eventuali segreti inconfessabili potessero reggere per anni. Specialmente con la frequente presenza in loco, almeno a quanto pare, degli ispettori di Banca d’Italia. A questo proposito ha incuriosito anche la notizia, come di consueto a mezzo stampa ma chissà perché venuta fuori proprio in questi giorni, di una attività istruttoria di Consob nei confronti dei vecchi amministratori.

E la curiosità è aumentata quando si è letto che Consob avrebbe lamentato di non essere stata a conoscenza dei rilievi mossi nel passato da Banca d’Italia alla vecchia Banca Etruria. Se veramente sono scritte queste cose in un documento ufficiale, si tratterebbe di affermazioni significative, piuttosto spigolose ed anche per questo difficilmente casuali. Guardando un po’ più in là del naso, potrebbe non dispiacere a qualcuno provare a dire che Banca d’Italia, nonostante l’impegno ispettivo profuso, ha sempre detto di essere stata tratta in inganno dai vecchi amministratori e quindi non avrebbe responsabilità, Consob ha appena detto di non essere stata informata da nessuno dei rilievi mossi da Banca d’Italia, e quindi anche lei non avrebbe responsabilità. E’ vero che come sono andate veramente le cose lo sanno soltanto i diretti interessarti, e lo chiariranno i tribunali, ma è certo che con una sentenza di condanna per ostacolo alla vigilanza a carico dei vecchi amministratori tutta la colpa sarebbe immediatamente ricaduta sugli aretini. Quindi tutti gli altri attori della commedia, autorità di vigilanza e Governo per esempio, avrebbero vissuto felici e contenti come nelle favole per i bambini e, soprattutto, sentendosi privi di responsabilità. Magari sarà proprio così, non sta certamente a noi stabilirlo, ma di sicuro sarebbe stato un risultato eccezionale conseguito sin dal calcio di avvio della partita, se tutto andava bene. E invece tutto è andato male e si ricomincia. E non da zero, anche se la sentenza sarà riesaminata da altri giudici con gli esiti che vedremo. Purtroppo, come abbiamo rilevato sin dall’inizio della vicenda, intorno al patatrac della vecchia banca Etruria ci sono molti aspetti da chiarire anche con riferimento allo sconquasso di una parte rilevante del sistema bancario italiano che stiamo vivendo anche in questi giorni. Quindi, come una rondine non fa primavera questa sentenza non è da sola sufficiente a far prefigurare la lettura finale degli eventi. Ma tanto i processi non mancheranno, anche per ipotesi di reato ben più gravi, e quindi ci sarà tempo per verificare le eventuali responsabilità di chiunque. Perché ci sono le famiglie dei risparmiatori espropriati che devono essere risarcite. E c’è una banca che deve rimanere nel territorio con tutti i sui dipendenti. Di sicuro se qualcuno aveva in mente di coltivare l’italico scarica barile, da qualche giorno ha un ostacolo in più. E altrettanto di sicuro siamo all’inizio di un nuovo capitolo tutto da scrivere. Un capitolo che potrebbe riservare delle belle sorprese. E senza sconti per nessuno.

P.s Anche il Consiglio di Stato esprime dubbi, diciamo così, di costituzionalità sulla scelta del Governo che impone la trasformazioni delle banche popolari da società cooperative a società per azioni. Provvedimento che all’epoca stabiliva dei modesti parametri contabili per i quali rientrava nell’obbligo di trasformazione, guarda caso precisa precisa, anche la vecchia Banca Etruria. Il Consiglio di Stato tra l’altro stigmatizza la fretta mostrata a suo tempo dal Governo procedendo con un decreto anziché con il normale percorso parlamentare. Ed è una giusta osservazione: appunto, che fretta c’era?

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