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Domenica, 28 Aprile 2024
Economia Località Pomaio

I fondatori aretini lasciano Podere di Pomaio, la cantina in mano a soci brasiliani

Dal 31 dicembre la famiglia Rossi ha ceduto le residue quote dell'azienda creata nel 2001. La struttura, inserita nel circuito Toscana Wine Architecture, è tra le più belle cantine di design della regione e i vini prodotti, come il Rosantico, sono diventati molto popolari

Dal 31 dicembre scorso i fondatori di Podere di Pomaio, una delle realtà più popolari del mondo del vino aretino, sono definitivamente usciti dalla proprietà dell'azienda. Le quote, che in parte erano già passate di mano, sono state interamente cedute a soci brasiliani che, dall'inizio del 2024, sono rimasti gli unici titolari della cantina. Adesso ne decideranno le sorti future: potrebbero esserci novità, anche se il focus dell'impresa non dovrebbe scostarsi dalla produzione agricola (vino ma anche olio) e dall'ospitalità, grazie alla presenza nel podere di strutture ricettive. La cantina, sin dalla propria fondazione, è stata legata a due fratelli aretini Iacopo e Marco Rossi. Il secondo aveva già lasciato da qualche tempo l'impresa familiare per dedicarsi ad altro nello stesso settore, mentre Iacopo ha mantenuto quote e operatività in Podere di Pomaio fino al mese scorso. Adesso la svolta, per intraprendere nuove attività.

La storia di Podere di Pomaio

L'acquisizione dei terreni del podere - tra Arezzo e l'Alpe di Poti - avvenne nel 1991 ad opera di Pierferruccio Rossi, padre di Iacopo e Marco. Nel 2001 nacque l'azienda agricola, inizialmente legata alla produzione di olio, poi di vino. La cantina è stata disegnata da Marisa Lo Cigno e realizzata secondo i criteri della bioarchitettura, scavata nel terreno ed edificata riutilizzando i massi ciclopici. Una struttura di design inserita nel circuito Toscana Wine Architecture, che seleziona le quattordici più belle cantine di architettura moderna della Toscana. La prima vendemmia è stata fatta nel 2010 e da subito Podere di Pomaio ha puntato sulla sostenibilità. "Abbiamo cercato sempre uno stile tutto nostro tra biologico, biodinamica e alcuni vini dal forte timbro naturale, con vigneti che potremmo definire quasi dei giardini, perché alla fine ciò che abbiamo fatto è stato cercare di dare voce al terroir di cui ci eravamo innamorati", dicono oggi i fratelli Rossi. L'impronta lasciata dalla famiglia Rossi è certamente riconoscibile nei vini prodotti. "Il più celebre dei quali è il rosato Rosantico - dice Marco - anche se il mio vino del cuore è Origini, rosso non filtrato. Mio fratello ama profondamente un altro rosso, come il Porsenna. Sono tutti vini da sangiovese, il vitigno a cui siamo indissolubilmente legati". Nell'arco di questi anni c'è stata anche un'avventura Oltremanica, con l'apertura di Enoteca Pomaio a Londra, portando un po' di Arezzo sulla celebre Brick Lane.

Il saluto dei fratelli Rossi

"Facciamo adesso un grande in bocca al lupo alla nuova proprietà - dicono infine i due fratelli - era giunto il momento di prendere una strada differente e accettare nuove sfide, sicuri che i nuovi titolari sapranno ascoltare la voce di quelle colline e l’autenticità di un terroir unico. Non è un addio ma un arrivederci, non nell’immediato ma sicuramente torneremo tra i vigneti, magari in veste differente".

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