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Brexit, Vodafone tentata di lasciare Londra. Sereni: "Venga ad aprire ad Arezzo"

E se Vodafone scegliesse Arezzo come base? Fantaeconomia, dirà qualcuno. Eppure l'idea potrebbe non essere così campata in aria. E' l'incertezza l'unica vera certezza dopo il voto per il "Leave" Oltremanica; e se molto si è discusso delle ricadute...

E se Vodafone scegliesse Arezzo come base? Fantaeconomia, dirà qualcuno. Eppure l'idea potrebbe non essere così campata in aria. E' l'incertezza l'unica vera certezza dopo il voto per il "Leave" Oltremanica; e se molto si è discusso delle ricadute negative a seguito dell'uscita della Gran Bretagna dall'Ue, potrebbero aprirsi possibilità da non sottovalutare per l'economia nazionale.

Ieri si è discusso molto, ad esempio, della ventilata ipotesi dell'uscita di Vodafone dal Regno Unito. L'azienda con base a Londra (13mila dipendenti) aveva, nella serata precedente, diffuso una nota piena di cautela ma con l'obiettivo di mettere in discussione la permanenza in Inghilterra. D'altronde è il resto d'Europa ad interessare maggiornamente il gruppo, fortissimo anche in Italia.

Scrive Paolo Bricco sul Sole 24 Ore di ieri:

Brexit potrebbe diventare un grosso business (...) per l'Italia. Iniziamo dal terziario avanzato. La metà degli anni Novanta è stato il periodo aureo della Omnitel generata da una costola della Olivetti debenedettiana: allora l'Italia ha avuto la leadership europea dell'innovazione nei servizi telefonici. Negli anni successivi, quando con diversi passaggi la Omnitel è confluita in Vodafone, la consociata – anzi, la subsidiary - italiana è risultata per lungo tempo la più redditizia e la meglio organizzata della multinazionale inglese. La quale, peraltro, è guidata dal 2008 dall'italiano Vittorio Colao, formatosi ai massimi livelli proprio nella avventura di Omnitel. Dunque, non sarebbe irragionevole una apertura di dialogo, da parte delle nostre autorità, con una Vodafone impegnata in una riflessione, nel caso in cui l'identità giuridica e strategica inglese della sua parent company diventasse un problema. In Italia, si trovano non pochi poli della telecomunicazione: in Piemonte, in Lombardia, nel Lazio. Punto secondo: la manifattura. Con Brexit, la rinascita industriale della Gran Bretagna rischia di diventare un meccano formato da pezzi disgiunti e, dunque, trasportabili da una parte all'altra.

Tra i luoghi italiani citati e che potrebbero accogliere Vodafone o altre imprese britanniche manca la Toscana, ma ad aggiungerla ci pensa il presidente della Camera di Commercio di Arezzo Andrea Sereni: "Lancio un appello: perché Vodafone non apre ad Arezzo? In Toscana molti imprenditori vengono ad investire volentieri. L'appeal del luogo, la qualità della vita, sono valori aggiunti. Nell'Aretino, inoltre, c'è grande attenzione all'innovazione e già tante aziende dell'Ict presenti".

Tuttavia, le conseguenze della Brexit sono ancora poco pronosticabili. "Siamo preoccupati per una serie di questioni legate al mercato finanziario, all'aumento dei tassi del sistema bancario, all'aumento dell'Euro sulla Sterlina che penalizza l'export. Nuovi dazi avrebbero ripercussioni soprattutto sulle nostre esportazioni di vino di qualità in Gran Bretagna. Per contro, speriamo che la Brexit rappresenti l'occasione per ripensare all'Europa e che - conclude Sereni - gli Stati membri, da oggi, siano più coesi di un tempo".

@MattiaCialini

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