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"Ci sentiamo invisibili". Le donne delle botteghe artigiane di via Oberdan alzano la voce

C'è una realtà tutta da scoprire fatta di negozi con i loro laboratori, dove si restaurano libri antichi, si costruiscono giocattoli vintage in legno dove il lavoro femminile è esaltato e ha prodotto anche grande unità tra le diverse realtà

Il commercio al dettaglio è in crisi, gli affitti dei fondi sono alti, ci sono strade che soffrono troppe chiusure, perdono vetrine accese, che sono presidi sociali e danno anche quel senso di sicurezza in più. Poi c'è la piccola Via Oberdan, una leggera salita che parte da piazza San Michele a dieci passi da Corso Italia. Qui ci sono botteghe artigiane davvero particolari e praticamente tutte dal volto femminile. 

C'è chi costruisce robot in legno dal sapore vintage e li dipinge a mano, chi pensa e realizza collezioni di accessori per donna con i più disparati materiali, chi restaura libri antichi, chi invece recupera le superfici pittoriche di quadri, di oggetti in legno, chi realizza e vende borse in pelle di alta moda, oppure chi si occupa di percing. 

Claudia, Ilaria, Laura, Elisa, e le altre artiste, artigiane di via Oberdan sono ben consapevoli della ricchezza che portano i loro negozi, che sono allo stesso tempo dei laboratori, ma lamentano anche uno stato di abbandono, una mancata valorizzazione di questa strada, a partire dal percorso di luci di Natale o di indicazioni anche per raggiungere Piazza Grande.

"Via Oberdan è morta per quanto riguarda la percezione che gli aretini hanno - racconta la designer Ilaria Paparesta - perché non la prendono in considerazione come una strada da visitare, anche perché non viene indicata come via secondaria per arrivare in Piazza Grande, che potrebbe darci una visibilità maggiore, rispetto a quella attuale che è praticamente pari a zero. Siamo un po' invisibili, nonostante qui ci siano una decina di attività,  la nostra originalità, la presenza di botteghe locali, senza la presenza di franchising, è un mondo bellissimo via Oberdan, ma scoperto da pochi."

"Cosa chiediamo? Risposte - precisa Claudia Rapini che realizza giocattoli - ma le risposte non arrivano oppure non sono soddisfacenti, ma noi siamo sempre più unite e ci crediamo perché è una strada che si distingue, che offre una proposta di qualità, interessante e a lunga durata, i nostri non sono prodotti mordi e fuggi, qui ci sono cose che nel tempo miglioraro e acquistano valore."

Accanto al loro laboratorio c'è Elisa Tremori, la restauratrice di libri che è arrivata in via Oberdan da circa 3 anni

"Dal momento che sono venuta qui, via Oberdan si è ripopolata, mi sembra che ci sia una bella componente di artigiani al femminile e questo è un bel valore aggiunto, è una via così vicina al Corso che però non viene molto frequentata, i negozi che ci sono sono di qualità e hanno un taglio particolare che meriterebbero una passeggiata."

C'è anche Laura Riccetti che in via Oberdan ci abita e ci lavora dagli anni '80, restaura superfici pittoriche.

"Questa è sempre stata una gran bella strada di botteghe, certo dagli anni '80 è cambiata, ha subito la crisi, ma adesso si sta ripopolando. E' già una strada dei mestieri, perché in effetti non si sopravvive con la sola vendita, quindi il segreto è unire il lavoro manuale artiginale, la parte del laboratorio con quella della vendita, con grande fatica, ma ce la facciamo.

Adesso, come primo passo per la valorizzazione di via Orberdan, queste botteghe aspettando l'installazione di un totem in ferro, dello stesso tipo di quello di via De Redi con le indicazioni dei negozi che si trovano nella strada.

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