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Bar e ristoranti mascherati. L'allarme di Ascom: "Serve indagine territoriale"

Confcommercio torna a puntare il dito sul fenomeno della ristorazione mascherata, che continua a minacciare fatturati e occupazione delle imprese regolari. “La concorrenza sleale è ancora fortissima, soprattutto nella stagione estiva, in cui...

Confcommercio torna a puntare il dito sul fenomeno della ristorazione mascherata, che continua a minacciare fatturati e occupazione delle imprese regolari.

“La concorrenza sleale è ancora fortissima, soprattutto nella stagione estiva, in cui sagre, circoli, feste paesane e feste private raggiungono il picco della propria attività”, denunciano in una nota congiunta i due presidenti dell’associazione ristoratori aretini Federico Vestri e dell’associazione pizzerie aretine Renato Pancini, “così, mentre noi ristoratori ci sforziamo a far quadrare i conti pagando stipendi, tasse e tariffe, e se rimane qualcosa rinnovando locali e servizi per offrire sempre il meglio ai nostri clienti, c’è chi guadagna alle spalle nostre e della comunità.

E non ci vengano a dire che sono sempre utili reinvestiti per il bene comune. Perché se qualcuno con i proventi delle sagre compra davvero ambulanze e sistema campi sportivi, altri – vedi chi organizza cene e feste private – semplicemente speculano sull’abusivismo senza sobbarcarsi gli oneri del fare impresa. E i controlli dove sono?”.

I numeri, anche a livello nazionale, sono davvero impressionanti: secondo una recente indagine di Fipe, la federazione nazionale di Confcommercio che riunisce i pubblici esercizi, i ristoranti nei falsi agriturismi e quelli nei circoli culturali e sportivo-ricreativi in Italia sviluppano introiti per 5,2 miliardi di euro, mentre le sagre “fasulle” sono ben 27.300, fatturano oltre 558 milioni di euro e generano una perdita di imposte dirette e contributi pari a 710 milioni. “Sono tutti soldi che vengono sottratti al circuito del lavoro regolare”, ribadisce il presidente delle pizzerie aretine Renato Pancini, “perché solo le imprese sviluppano vera ricchezza per il territorio, assumendo dipendenti e collaboratori pagando tutti gli oneri del caso, comprese tasse e tariffe”.

Confcommercio lancia quindi l’idea di un’indagine territoriale che metta in luce i numeri del fenomeno in provincia di Arezzo. “Stiamo inviando una lettera a tutti i Sindaci per chiedere la loro collaborazione. La politica deve assumersi questo impegno perché ragionare sui numeri, certi e condivisi, è l’unico modo per capire il vero impatto del fenomeno e trovare soluzioni adeguate”, sottolinea il presidente dei ristoratori di Confcommercio Federico Vestri, “poi ci vogliono più controlli e certezza della pena. Al proposito, auspichiamo che almeno sul tema della regolamentazione e del contrasto dei finti circoli privati il decreto legislativo di riforma del terzo settore, ora all'esame delle Camere, possa dare un contributo di chiarezza. Si tratta di ristabilire la legalità in un mercato ancora troppo confuso, in cui – se si continua così – passa l’idea che vince il più furbo e che fare le cose in regola non sia premiante. Non possiamo accettarlo”.

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