Banca Etruria, la Fabi: "Quale futuro?"

"In attesa che venga risolta la questione dei rimborsi agli obbligazionisti, questione che - dobbiamo rimarcarlo - sta evidenziando un poco dignitoso e pericoloso scaricabarile da parte di tutte le massime istituzioni nazionali, dobbiamo cominciare a parlare del futuro della Nuova Banca dell'Etruria, dei suoi lavoratori e dell'economia del territorio. Questioni non di poco conto, al momento oscurate dalla drammatica vicenda delle subordinate". E' quanto afferma in una nota Fabio Faltoni, dipendente e sindacalista in BancaEtruria e segretario provinciale della FABI-Federazione Autonoma Bancari Italiani, il sindacato dei bancari più rappresentativo - per numero di iscritti - a livello nazionale.

"Il presidente Nicastro afferma - da quanto si legge - che ci sono vari pretendenti all'acquisto della banca, assieme alle altre tre "banche-ponte" o anche da sola; si parla di manifestazioni di interesse anche extra europee, ma ufficialmente tutto tace. Sembra poi che la procedura di vendita debba terminare entro l'estate. Non solo, ma separatamente - forse immediatamente dopo - ci dovrebbe essere la vendita della cosiddetta "bad bank".

Così, cercando di alzare lo sguardo dal momento contingente al secondo semestre del 2016, dobbiamo cominciare a ragionare sugli impatti che tali scenari porteranno o potrebbero portare sull'occupazione e sull'economia del territorio.

La riservatezza reclamata dal presidente, abbinata però a continue indiscrezioni o "fughe di notizie", non contribuisce alla tranquillità dei

lavoratori e di tutto il territorio; lavoratori e territorio che ne hanno subìte già abbastanza. Chi e come si prenderà la Nuova Banca dell'Etruria e la bad bank? A quali condizioni? Se e con quali ripercussioni nei livelli occupazionali? Con quale impatto nel territorio? Chi e come andrà a recuperare le sofferenze? Domande semplici ma concrete, alle quali qualcuno dovrà dare una risposta entro breve e non quando tutto sarà compiuto. Da parte nostra vigileremo affinché non siano i dipendenti a pagare gli errori di altri".