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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Banca Etruria, chi garantirà veramente il rimborso dei risparmiatori e la tenuta dell’occupazione?

Nello tsunami che ha travolto la vecchia banca Etruria, ed i nostri incolpevoli risparmiatori espropriati, dobbiamo assistere anche al rifiuto di procedere alla vendita della Nuova Banca Etruria. Sempre, va da sé, parlando per sentito dire in...

Nello tsunami che ha travolto la vecchia banca Etruria, ed i nostri incolpevoli risparmiatori espropriati, dobbiamo assistere anche al rifiuto di procedere alla vendita della Nuova Banca Etruria. Sempre, va da sé, parlando per sentito dire in quanto le notizie vengono diffuse pressoché esclusivamente mediante pizzini fatti trapelare da chi ne ha interesse, anche se non sappiamo chi è e perché.

Pare comunque che le offerte presentate da alcuni fondi speculativi siano state respinte perché troppo modeste, ed infarcite di condizioni penalizzanti. Se così stanno le cose si aprono inquietanti scenari, tenendo presente la strombazzata scadenza del trenta di settembre entro la quale dovrebbero essere vendute le quattro banche pena lo scatenarsi dell’Apocalisse. Anche qui, naturalmente, parliamo per sentito dire visto che non si ha memoria di un documento avente valore legale che fissi questo termine.

Lo scenario più pericoloso è quello che si cincischi sino al trenta di settembre, o anche qualche mese dopo previa opportuna proroga concessa dalla Commissione europea visto che c’è il noto referendum che incombe. Referendum, concediamoci una digressione, al quale sarebbe stato opportuno aggiungere anche l’abolizione formale dell’articolo quarantasette della Costituzione che tutela il risparmio, visto che la sua abolizione sostanziale è già avvenuta lo scorso novembre.

Dopodiché, prima o dopo il referendum che sia, potremmo assistere ad una rapidissima cessione delle banche, propinata, come da ormai usurato copione, con i soliti toni emergenziali quale inevitabile ed indifferibile, ed accompagnata da un bagno di sangue occupazionale. D’altra parte cosa ci possiamo aspettare da chi ha inventato prassi di “risoluzione” sulla cui tenuta la Magistratura avrà di sicuro da pronunciarsi, e solo il tempo ci dirà se saranno buone notizie per Lorsignori, e che non solo da nove mesi non trova quattro soldi per rimborsare un pugno di risparmiatori espropriati, ma produce soltanto confuse procedure di rimborso ed “arbitrato” che se non corrette faranno la gioia degli avvocati di mezza Italia?

Cosa ci possiamo aspettare da un Governo, da una classe politica nazionale, da una Banca d’Italia che come bambini della prima elementare si dichiarano, nero su bianco, vittime del bullismo di una qualunque burocratica direzione generale della Commissione europea?

Ma come fanno a non vergognarsi? Una grande occasione per tutelare veramente gli interessi nazionali sbattendo i pugni sul tavolo, ed assumendosene certo tutti i rischi politici conseguenti, è stata persa nove mesi fa. E l’Italia se ne pentirà amaramente. Certo, prendendo spunto dal proverbiale Don Abbondio è noto che chi non ha coraggio non se lo può dare. Sempre per non voler pensare ad altro. E capiamo anche che per qualcuno non valeva certamente la pena di mettere a repentaglio ruoli, lussuosi stipendi, relazioni altolocate che possono sempre servire, solo per tutelare i risparmi di un gruppo di provincialotti come noi. Ma come l’Italia è considerata, e trattata, in Europa lo vede il tutto il mondo con il gravissimo problema dei migranti: chiacchiere a parte, frontiere chiuse in faccia manu militari e arrangiarsi.

Ma torniamo al punto. Abbiamo davanti a noi almeno un paio di mesi dove la nostra vigilanza dovrà essere altissima. I nostri punti irrinunciabili sono sempre gli stessi, semplici e chiari: rimborso totale di tutti i nostri risparmiatori espropriati, garanzie certe sulla tenuta del livello occupazionale e sul radicamento nel territorio della banca. E senza tentennamenti, né mezze misure. Un po’ ci dispiace anche per Lorsignori, è evidente che almeno alcuni di loro non avevano capito cosa stavano combinando, ma non possiamo fare diversamente. Ne va del futuro del nostro territorio.

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