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Banca Etruria cambia pelle ma il marchio rimane. Sindacati: "Impiegati valore da tutelare"

Territorialità. Attaccamento alla maglia. E un legame viscerale con una provincia, quella di Arezzo, che ha dato i natali a quello che è diventato il suo istituto di credito. Un’unione, che con le sue contraddizioni e con i suoi attriti, per...

Territorialità. Attaccamento alla maglia. E un legame viscerale con una provincia, quella di Arezzo, che ha dato i natali a quello che è diventato il suo istituto di credito.

Un’unione, che con le sue contraddizioni e con i suoi attriti, per tutti è imprenscindibile. Da ieri si è aperto un nuovo futuro per l’Etruria, la banca che è rinata dalla ceneri di quella precedente e che ha affrontato un anno di grandi sfide e di forti tensioni.

“Una banca” come spiega Maria Agueci della Fisac Cgil “Fatta di persone che non hanno mai mollato. Che dal oltre un anno non hanno riscosso un euro di straordinari. E che hanno mantenuto con orgoglio gli stessi clienti”.

Ubi, il gigante del credito italiano, ha deciso di presentare un’offerta vincolante per acquistare tre delle quattro good bank e fare propria anche la Nuova Etruria. Un passaggio che, salvo intoppi, si concretizzerà entro la fine del primo semestre 2016 quando l’ad Victor Massiah intende sottoscrivere il closing. Da allora il matrimonio sarà ufficiale a tutti gli effetti. Ma a quale prezzo? Con quali ripercussioni sull’occupazione?

Artusio Elisa“Recentemente - spiega Elisa Artuso della Cisl Arezzo - Ubi Banca ha avviato un procedimento di banca unica con altri istituti di credito di sua proprietà. Anche la Nuova Banca Etruria, e le altre due good bank, dovrebbero rientrare in questo procedimento. Certo, non subito. Ma presto avverrà anche questo. Per il momento non ci sarà alcun cambio di marchio né di nome per il nostro istituto di credito. Questo perché quando avverrà il closing di fatto ci sarà uno scambio di azioni e quindi non è prevista una mutazione di nome o di marchio. Certo, nel futuro questo potrebbe avvenire e potremmo diventare Nuova Banca Etruria - Ubi. Staremo a vedere”.

MARIA-AGUECI“Anche se dovessimo chiamarci con un altro nome - commenta Maria Agueci della Fisac Cgil di Arezzo - è fondamentale che la banca resti nel suo territorio di origine. E’ necessario che una sede centrale resti dove è nata senza assistere a deportazioni di personale, tagli e riduzioni. E’ fondamentale per il rilancio del Gruppo Etruria mantenere una condizione di questo tipo”.

Ancora troppo presto per comprendere quale destino verrà scelto dall’acquirente per i 1.500 dipendenti di Banca Etruria. Quello che è noto invece è l’intento, già messo nero su bianco dal numero uno di Ubi, di procedere con una riduzione degli oneri operativi sul perimetro di Banca Marche, Etruria e Carichieti del 30% nel 2020 rispetto al 2015, grazie a una “razionalizzazione della forza lavoro, con modalità da concordarsi con le organizzazioni sindacali”. Un passaggio, quello della riduzione dei posti di lavoro “il cui costo è compreso – tra gli altri – nell’accantonamento di 130 milioni di euro per gli oneri di ristrutturazione”.

“Ad oggi - prosegue Agueci - non abbiamo alcun input numerico sugli esuberi. Da qui al 2019, per quello che riguarda Banca Etruria sono previste 150 uscite che vanno ad aggiungersi alle altre 250 che già dal 2012 hanno lasciato. Vogliamo un piano di rilancio di tutto il gruppo. Non vogliamo sentire parlare di tagli o di esuberi. Abbiamo bisogno di altro. Un altro punto sul quale puntiamo è anche il mantenimento delle sedi e delle professionalità. Arezzo ha delle eccellenze uniche che devono essere valorizzate. Il nostro personale è preparato ed ha competenze che in pochi altri in Europa possono vantare. Come sindacato siamo disponibili ad un confronto immediato con Ubi. Sono altresì convinta che, se il compratore investirà sulle persone, sulla forza lavoro che costituisce il Gruppo Etruria otterrà risultati unici”.

“Dallo scorso febbraio - sottolinea ancora Elisa Artuso della Cisl - abbiamo sostenuto sacrifici davvero importanti. Speriamo di non doverne affrontare dei nuovi. L’obiettivo è, ovviamente, quello di mantenere i livelli occupazionali anche se non dobbiamo rinunciare alla posizione che occupiamo. La conservazione della sede centrale in questo senso diventa un aspetto prioritario. Attendiamo di conoscere il piano industriale con la massima prudenza. L’altro aspetto che ci auguriamo venga valorizzato da Ubi è quello che riguarda le realtà del gruppo. Aziende come Etruria informatica, la Federico Del Vecchio e la società di assicurazioni, sono delle eccellenze che devono essere tutelate al meglio e non accantonate”.

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