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The Witch - Voto 9/10

Il titolo per esteso, in originale, di questo folgorante esordio nel lungometraggio di Robert Eggers è The Witch - A New England Folktale. Titolo azzeccatissimo che viene testualmente confermato anche dopo la visione prima dei titoli di coda...

Il titolo per esteso, in originale, di questo folgorante esordio nel lungometraggio di Robert Eggers è The Witch - A New England Folktale.

Titolo azzeccatissimo che viene testualmente confermato anche dopo la visione prima dei titoli di coda.

Quello che Eggers porta al buio della sala è infatti un racconto popolare che ha meticolosamente messo insieme in quattro anni di duro lavoro, partendo proprio da cronache e diari dell’epoca nel New England del diciassettesimo secolo.

Una famiglia di coloni inglesi, puritani integralisti, viene bandita dalla comunità che li ha accolti proprio a causa del loro credo, in special modo del padre, fin troppo radicale.

Radunati armi e bagagli, la famiglia si trasferisce in un luogo isolato lontano dal villaggio e prossimo ad una foresta oscura, fitta e minacciosa.

William, il padre, nonostante le difficoltà dell’isolamento e di una terra sconosciuta, non si perde d’animo cercando disperatamente di trovare una pace tanto faticosamente ricercata per tutta la famiglia.

Le cose però purtroppo peggiorano: il raccolto del granturco va male e la caccia pare non andare meglio.

Thomasin, la figlia maggiorenne, in piena età puberale, inizia a manifestare segni di femminilità ai quali pare non essere indifferente il fratello minore Caleb, i due gemellini Jonas e Mercy, goffi nei loro abiti smisurati, sembrano nascondere una natura mefistofelica dietro le loro continue odiose risate, tanto più che vengono accusati di parlare con Black Philip, il caprone nero, vera special guest della pellicola.

Katherine, la madre, sprofondata in una disperazione logorante dopo la scomparsa dell’ultimo figlio Sam, finisce per addossare tutte le colpe delle disgrazie che accadono nella fattoria a Thomasin.

Un oblio che non ha fine mentre quella che pare essere una strega, dalla sua dimora all’interno del bosco, contamina lentamente con il male una famiglia già condannata.

Robert Eggers, che con cura maniacale ha scritto pure la sceneggiatura nell’inglese arcaico dell’epoca, cosa che ovviamente si perde nel doppiaggio italiano, si avventura in una minuziosa ricostruzione storica che ha il sapore di un documentario.

Sceglie di girare esclusivamente con l’uso della luce naturale (la fotografia è curata da Jarin Blaschke), illuminando gli interni con la sola luce delle candele, utilizza attori inglesi e scozzesi, tutti straordinariamente bravi (fatta eccezione per la perfetta Anya Taylor-Joy, l’attrice che interpreta Thomasin nata a Miami), costruisce la fattoria della famiglia utilizzando i criteri e i materiali dell’epoca e si affida a Linda Muir per far cucire a mano tutti costumi.

Ma The Witch ha una doppia faccia e progressivamente l’impianto quasi documentaristico cede il passo al racconto sovrannaturale fondendosi con una facilità e una credibilità rara.

Eggers si è ispirato a racconti dell’epoca scritti da coloni che credevano nelle streghe e nel misticismo, così anche noi, calati nell'impianto realistico che il regista riesce a ricreare, ci crediamo con loro.

Ci crediamo al punto che anche cose logiche e normali ci sembrano, durante la visione, inquietanti e terrificanti.

La natura appare diabolica e minacciosa nell’imponente e fitta selva oscura, dimora della strega e adiacente alla miserrima fattoria, o negli occhi vitrei e indecifrabili di un coniglio o del caprone Black Philip.

Come accadeva con la volpe di Von Trier nel suo Antichrist, anche qui il “caos regna”.

Un caos che trasforma le “wilderness” in metafora, raccontando non di quei coloni che sterminaro i nativi, ma di quelli, estremisti religiosi, che solcando l’oceano andarono incontro ad epidemie, carestie e miseria, affrontando l’ignoto di una terra sconosciuta e selvaggia e per questo dimora del demonio.

La famiglia si sgretola lentamente, il patriarcato, nella figura di William, continua a vedere le disgrazie che gli cascano addosso come un volere di Dio, inetto nella caccia quanto nell’agricoltura, vacilla e soccombe al matriarcato come Thomasin gli farà notare: “Tu, inetto, hai lasciato che mamma fosse il capofamiglia!”

Giunti al giro di boa della storia che Eggers vuole raccontarci, assistiamo ad un punto di non ritorno: di li in avanti la dannazione che pare essere calata sopra le teste dei protagonisti li lascerà sprofondare negli abissi minuto dopo minuto.

Macchiati come sono tutti dal peccato originale, dal quale Caleb pare esserne eccessivamente ossessionato, l’unione familiare finirà per deflagrare nel sangue.

Come ammesso dallo stesso regista, The Witch si “discosta dal prototipo della strega” a cui siamo stati abituati in molti film più recenti, ma pare “più interessato all’archetipo della strega del passato”, più affine quindi a pellicole come La Stregoneria Attraverso i Secoli del 1922.

Un film che procede lentamente accompagnato dalle splendide musiche di Mark Korven, ma è proprio da questo lento progredire che l’inquitante prende forma e si alimenta, culminando in un sabba finale (dalle parti di Kill List) di streghe nude danzanti attorno ad un fuoco, dalla potenza visiva incredibile.

Voto: 9/10

The Witch (USA 2015, horror 90')

Regia: Robert Eggers

Sceneggiatura: Robert Eggers

Cast: Anya Taylor-Joy, Ralph Ineson, Kate Dickie, Harvey Scrimshaw, Lucas Dawson

Film al cinema

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Luca Buricchi

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