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Recensione Silence - Voto 8/10

La prima cosa che salta all’occhio guardando Silence, ma ancor prima se si è letto qualcosa a riguardo in giro, è l’ennesima prova che il cinema sia irrimediabilmente cambiato. Un tempo un film di questo genere, ad Hollywood, sarebbe stato...

La prima cosa che salta all’occhio guardando Silence, ma ancor prima se si è letto qualcosa a riguardo in giro, è l’ennesima prova che il cinema sia irrimediabilmente cambiato.

Un tempo un film di questo genere, ad Hollywood, sarebbe stato prodotto da qualche grossa major, magari anche con il rischio del fallimento della stessa a causa della mole produttiva da sostenere a fronte di un interesse da parte del pubblico nelle sale probabilmente scarso. I Cancelli del Cielo di Michael Cimino del 1980 che portarono al fallimento della United Artists - adesso rivalorizzato da una critica probabilmente miope all’epoca - ne sono l’esempio più lampante.

Oggi Silence è stato prodotto all’interno di un circuito indipendente di tante piccole case di produzione, è sufficiente andare sulla pagina wikipedia del film per vedere la lunga lista dei produttori che hanno reso possibile la sua realizzazione.

Un'opera complessa e mastodontica che Martin Scorsese cercava di girare da anni e che paradossalmente risulta essere il film meno scorsesiano della sua carriera.

Il film segna anche il ritorno della collaborazione con lo sceneggiatore Jay Cocks, che già aveva scritto per il regista i film Gangs of New York e L'età dell'innocenza, ed è tratto dal romanzo storico Silenzio dello scrittore giapponese Shūsaku Endō.

Siamo nel XVII secolo, due padri gesuiti portoghesi, Sebastião Rodrigues (Andrew Garfield) e Francisco Garupe (Adam Driver), partono verso il Giappone alla ricerca del loro mentore, padre Ferreira (Liam Neeson), dopo aver appreso da una lettera la probabilità che possa aver abiurato in cambio della vita.

Le persecuzioni portate avanti dall’inquisitore Inoue per sradicare il cristianesimo dalle terre Giapponesi rendono il viaggio molto pericoloso per i due padri: la loro presenza è proibita.

Silence è un film che chiede molto allo spettatore, ad una prima e poco attenta visione forse anche troppo rispetto a quello che da.

Silence però non è una di quelle pellicole che esigono solamente le oltre due ore passato in sala e poco più, l’ultima fatica di Scorsese ha bisogno di tempo per essere assimilata e metabolizzata.

Ecco quindi che l’enorme sacrificio richiesto viene ripagato da un’opera che appare giorno dopo giorno sempre più immensa e cinematograficamente appagante.

La prima parte è potentissima, non solo grazie alla storia che viene raccontata e che inevitabilmente cattura l’attenzione, ma soprattutto per quello che Scorsese decide di mostrare durante le atroci torture inflitte ai giapponesi accusati di predicare il cristianesimo in una terra Buddhista.

Scorsese, affidandosi a Rodrigo Prieto per la fotografia (lo stesso di The Wolf of Wall Street) e all’ormai perfetto sodalizio con Dante Ferretti e di Francesca Lo Schiavo per la bellissima scenografia, a fronte di un budget apparentemente sui 50 milioni di dollari (lontanissimo quindi dagli standard delle major per un film di questo tipo), compie un vero e proprio miracolo.

Il film visivamente risulta impeccabile. La regia di Scorsese è controllata e misurata come non mai. Ai virtuosismi della macchina da presa preferisce la costruzione di un’inquadratura e di ciò che è al suo interno con meticolosa perfezione.

Andrew Garfield, praticamente quasi sempre in scena, regala un'interpretazione estremamente coinvolgente (non mi sarei mai sognato di dirlo), così come il bravissimo Adam Driver, peccato solo che la sua presenza sia molto limitata rispetto a quella di Garfield.

Entrambi costretti a dimagrire per entrare nei ruoli dei padri, interpretano spesso la sofferenza anche con le ferite e la fatica evidenti nei loro corpi emaciati.

Imponente anche la presenza di Liam Neeson, ma quelli che risultano forse i veri protagonisti sono tutti i comprimari più o meno famosi tra gli attori giapponesi.

Già la presenza del visionario e grandissimo Shinya Tsukamoto nei panni di Mokichi è qualcosa che merita assolutamente di essere visto.

Il personaggio più curioso e sicuramente anche il più controverso è però quello di Kichijiro interpretato da Yōsuke Kubozuka.

Facciamo la sua conoscenza sin da subito. Una sorta di Caronte che traghetterà Garupe e Rodrigues fino alle isole del Giappone. Rifiuta inizialmente l'appellativo di cristiano quando poi si dimostra invece pronto a chiedere il perdono e l’assoluzione per ogni suo peccato.

La sua è una parabola senza fine, un impacciato peccatore ostinato ed irrecuperabile che ogni volta pare calpestare la figura Sacra (il modo per dimostrare di non essere cristiani) senza troppa difficoltà pur di avere salva la vita, se non fosse poi che ogni volta, paradossalmente rischiando anche di essere ucciso, torna da padre Rodrigues per chiedere supplicando di essere confessato.

Un'ostinazione tale che non lascia indifferente neppure Rodriguez che pare trovare in lui il vero significato della fede.

Silence però non si limita a parlare di fede da un solo punto di vista, costruisce un percorso in cui spesso questa viene posta in un piano di ambiguità, altro punto di forza del film di Scorsese.

Ci si domanda fino a che punto è lecito seguire la fede in Dio quando questa può recare dolore e sofferenza agli uomini. Se Gesù dice “Ama il prossimo tuo come te stesso” allora l’ostinazione dei padri gesuiti nel portare la parola di Dio nelle terre giapponesi buddhiste sembrerebbe sbagliata. Di contro però la fede nei principi e nei valori cristiani porterebbe a fare il contrario, invitando all’evangelizzazione del mondo solo perché la parola di Dio è verità.

Questa ambiguità il film se la porta fino in fondo ai suoi 160 minuti.

Originariamente doveva durare oltre le tre ore ma Scorsese e Thelma Schoonmaker hanno optato per un montaggio che restringesse il minutaggio probabilmente rendendo la seconda parte un pò più legnosa e difficile da affrontare.

Resta il fatto che Silence è un’opera che ogni appassionato della filmografia del regista newyorkese e del cinema tutto non può saltare.

Complessa, mastodontica, impegnativa ma assolutamente appagante.

Voto: 8/10

Silence (USA 2016, drammatico / storico 159')

Regia: Martin Scorsese

Sceneggiatura: Jay Cocks, Martin Scorsese

Cast: Liam Neeson, Andrew Garfield, Adam Driver, Ciarán Hinds, Tadanobu Asano, Shinya Tsukamoto, Yōsuke Kubozuka, Issei Ogata

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