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Martedì, 16 Aprile 2024
Cultura

Assassinio sull’Orient Express | Voto: 6,5

Per questo appuntamento con la rubrica dedicate alle nuove uscite in sala, avrei voluto parlare dell’ultimo film di Kathryn Bigelow, Detroit. Purtroppo però il film, almeno da noi, è rimasto nelle sale il tempo di uno starnuto. Un vero peccato...

Per questo appuntamento con la rubrica dedicate alle nuove uscite in sala, avrei voluto parlare dell’ultimo film di Kathryn Bigelow, Detroit. Purtroppo però il film, almeno da noi, è rimasto nelle sale il tempo di uno starnuto. Un vero peccato perché il nuovo lavoro della ex signora Cameron è un autentico gioiello: violento, emozionante, raffinato e soprattutto necessario, oggi come ieri, quando la strada per l’uguaglianza, quella vera e non quella di facciata, sembra ancora lontana. Per fortuna viviamo in un'epoca in cui non dobbiamo aspettare poi così tanto per l’uscita in home video dei film persi al cinema, quindi il mio consiglio, per tutti quelli che non lo hanno visto, è quello di recuperare il prima possibile.

Detto questo, passiamo al titolo di oggi, altra pellicola che aspettavo con una certa ansia.

Il libro da cui è tratta l’opera cinematografica è di Agatha Christie. Il film è Assassinio sull’Orient Express. Il regista, il più shakespeariano tra gli shakespeariani, è Kenneth Branagh. Inutile nascondere che per ogni appassionato di gialli da risolvere, il ritorno in sala di quello che probabilmente è il più celebre tra i romanzi della scrittrice britannica non possa che destare curiosità.

C’è stato prima il capolavoro di Sidney Lumet del 1974, lo scoglio più duro con cui il nuovo adattamento di Branagh si è scontrato sin da quando l’idea era ancora solo nella testa dei produttori.

Poi i due film per la tv: nel 2001 quello diretto da Carl Schenkel con Alfred Molina nella parte dell'investigatore belga Hercule Poirot, e poi quello del 2010 di Philip Martin. Entrambi dimenticabili. All’uscita del primo trailer di Assassinio sull’Orient Express, fatta eccezione per un doppiaggio italiano imbarazzante (probabilmente provvisorio) ma che nulla c’entra con l’opera originale, vedere Branagh al lavoro con qualcosa di classico (che poi è quello che gli riesce meglio) non ha fatto altro che accrescere le attese. La storia è celebre: l'investigatore Hercule Poirot (lo stesso Kenneth Branagh) si trova a bordo dell'Orient Express in viaggio da Costantinopoli a Calais quando, a causa di una bufera di neve, il treno è costretto a fermarsi. Si scopre così che uno dei passeggeri, Samuel Edward Ratchett (Johnny Depp), è stato ucciso durante la notte. Poirot inizierà ad indagare interrogando tutti quelli che si trovano nel vagone in cui è stato commesso il delitto.

Chi può essere stato?

Un assassino si nasconde tra loro. Nell’ultima fatica del regista c’è tutto quello che un film di questo tipo dovrebbe avere. C’è un caso da risolvere. Ci sono passeggeri da interrogare. C’è uno spazio ristretto in cui ambientare la vicenda e rendere tutto più claustrofobico. C’è Poirot e ci sono i suoi baffi. E che baffi.

Insomma pare proprio non mancare nulla. Pure un regista azzeccato, che recita e co-produce insieme a Ridley Scott, Mark Gordon e Simon Kinberg, troppo spesso “accusato” di essere eccessivamente teatrale nei suoi film ma che qui mette al servizio proprio tale etichetta nel migliore dei modi.

Ogni dettaglio scenico, ogni particolare dentro l’inquadratura, pare non essere lasciato al caso, il tutto allo scopo di ricreare quella sontuosa e minuziosa atmosfera all’interno dei vagoni del treno.

Nonostante tutto però questo nuovo adattamento non riesce a fare breccia come dovrebbe. L’indagine si fa incalzante ma qualcosa pare non funzionare a dovere nelle meccaniche del film, soprattutto se si pensa al prototipo diretto da Sidney Lumet in cui tutto veniva gestito nel modo giusto.

Appassiona ma non troppo. Intrattiene ma non troppo. Insomma, pare proprio non scattare quella sensazione di impellente bisogno nello scoprire chi sia l’assassino. O il piacere di muoversi insieme all’investigatore tra le varie tracce e indizi. Farsi delle idee, delle congetture, e finire poi per rivederle tutte al primo stravolgimento di prospettiva.

Gli attori non mancano di certo, oltre a Branagh e Johnny Depp ci sono Penélope Cruz, Willem Dafoe, Judi Dench, Olivia Colman, Derek Jacobi, Daisy Ridley e Michelle Pfeiffer.

Nomi altisonanti si direbbe ma che purtroppo non riescono, o almeno non tutti, ad avere sufficiente spazio per farsi notare come dovrebbero (uno su tutti Willem Dafoe).

Non è di certo un limite del regista o dello sceneggiatore Michael Green, sarebbe impossibile ricercare la completezza dell’opera cartacea di Agatha Christie nella sua controparte filmica, Branagh e Green non ne hanno di certo il tempo. Sulla carta c’è tutto quello che un buon giallo dovrebbe avere ma alla fine dei 114 minuti non si raggiunge quella soglia di appagamento che avremmo sperato all’ingresso in sala.

Peccato, perché questa sensazione di incompiutezza lascia soddisfatti a metà.

Voto: 6,5/10

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Daddy’s Home 6/10

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