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Cappella Bacci, la diocesi spinge per l'addio al ticket

Il caso dell'ingresso a pagamento della Cappella Bacci in San Francesco torna d'attualità. A riaprire il dibattito è stato un approfondito articolo di Avvenire, pubblicato ieri, dal titolo "Chiese col ticket, questione aperta" che parla dei siti...

Il caso dell'ingresso a pagamento della Cappella Bacci in San Francesco torna d'attualità. A riaprire il dibattito è stato un approfondito articolo di Avvenire, pubblicato ieri, dal titolo "Chiese col ticket, questione aperta" che parla dei siti culturali a pagamento che sono anche luogo di culto. A segnare la svolta, nel 2001, la chiesa di Santa Maria Novella. Fu introdotto il biglietto d'ingresso, a ruota altri casi. Tra cui anche la basilica aretina dedicata a San Francesco d'Assisi e che, nella Cappella Bacci, ospita il ciclo-capolavoro di Piero della Francesca, quello della Vera Croce.

Sul caso si era espresso, alcuni mesi fa, l'arcivescovo di Arezzo Riccardo Fontana, che aveva auspicato la riapertura della chiesa senza limitazioni. E lo ribadisce oggi in un articolo del Corriere Fiorentino.

L'accesso vincolato

Fino al 2013 l'accesso in San Francesco era libero. "Oggi, invece - lamentava un anno e mezzo fa il vice presidente del consiglio regionale Lucia De Robertis - è sotto il controllo di sorveglianti di una società privata che ha vinto l’appalto per il servizio di sbigliettamento e l’accesso è legato all’acquisto del ticket d’ingresso alla Cappella Bacci. Per i fedeli che intendono entrare per recitare una preghiera l’ingresso è libero solo durante la celebrazione delle Sante Messe o delle altre funzioni religiose, mentre, in orari diversi, chi dichiara di voler entrare in San Francesco solo per pregare si vede confinato in uno spazio laterale con pochi posti a sedere".

Le lamentele delle domeniche gratis

In precedenza, erano state sollevate anche delle polemiche per l'accesso negato alla Cappella Bacci in occasione delle domeniche gratis al museo, un'iniziativa del ministero dei Beni culturali. Un caso a gennaio e uno ad aprile che avevano aperto il dibattito sulla necessità di rivedere modi e tempi delle visite. La società Mosaico che gestisce la biglietteria aveva nella circostanza spiegato che "per questioni conservative delle opere d’arte esposte è necessario contingentare i visitatori, limitandone l’accesso a uno specifico numero di persone per ciascuna fascia oraria".

@MattiaCialini

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