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Cronaca

"Nessun marchio infamante contro chi ha sparato". L'arcivescovo Fontana sul caso Pacini: "No a strumentalizzazioni politiche"

Più rispetto per le forze dell'ordine e sicurezza affidata allo Stato. Le parole dell'arcivescovo della diocesi di Arezzo Cortona Sansepolcro

"Non gettate addosso alla persona che ha sparato etichette e marchi infamanti".
E' l'arcivescovo di Arezzo, Riccardo Fondana ad esprimersi con queste parole nei confronti di Fredy Pacini, l'imprenditore di Monte San Savino che lo scorso 28 novembre ha sparato contro il 29enne Vitalie Miricea il quale si era introdotto abusivamente insieme ad un complice all'interno dell'azienda dell'artigiano.

Una storia drammatica che ancora non ha cessato di dividere l'opinione pubblica e di tenere i riflettori punti contro il tema della legittima difesa e le riforme previste dal Governo Salvini-Di Maio.

All'indomani dell'accaduto e della disposizione della perizia balistica, affidata all'esperto Paride Minervini, ecco che la guida della diocesi di Arezzo Cortona Sansepolcro torna ad esprimeresi sulla vicenda.

"Non si facciano facili condanne - ha sottolineano Fontana - non c'è bisogno di etichettare le persone con epiteti infamanti bisogna trovare il giusto equilibrio. Le forze dell'ordine devono fare il loro lavoro e la magistratura anche. L'opinione pubblica invece non deve utilizzare queste situazioni per fare della propaganda politica. Sono vicende comunque dolorose e speriamo che se ne venga a capo con la solidarietà di tutti e che si capisca che c'è bisogno di guardare ad un futuro dove le forze dell'ordine vengano più rispettate e valorizzate. E dove la sicrezza sia affidata allo Stato. Così recita la nostra carta costituzionale e così sta bene ai cristiani".

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