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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Uccise il padre con colpi di fucile, la parola ai periti: potrebbe essere assolto per vizio di mente. Oggi i risultati degli accertamenti

Le parole dei periti oggi di fronte al Gup saranno determinanti: dovranno chiarire se Giacomo Ciriello era in grado di intendere e di volere quando la notte tra il 26 e il 27 febbraio dello scorso anno uccise con un colpo di fucile il padre...

Le parole dei periti oggi di fronte al Gup saranno determinanti: dovranno chiarire se Giacomo Ciriello era in grado di intendere e di volere quando la notte tra il 26 e il 27 febbraio dello scorso anno uccise con un colpo di fucile il padre Raffaele.

Stando ad alcune indiscrezioni, i due periti - il medico legale Massimo Forgeschi e lo psichiatra Massimo Marchi, incaricati dal Tribunale di Arezzo di svolgere gli accertamenti - avrebbero valutato che il ragazzo quella notte non era in grado di intendere e di volere. Un esito da più parti confermato che potrebbe delineare un vero e proprio un colpo di scena nella vicenda processuale. Se così fosse, infatti, Giacomo sarebbe non punibile e il Gip Giampiero Borraccia non potrebbe fare altro che assolverlo per un vizio di mente.

Il legale del 19enne aveva già chiesto il rito abbreviato e l'udienza preliminare si concluderà quindi con una sentenza. Ma non sarà pronunciata quest'oggi. Probabilmente sarà necessaria un'altra udienza prima della lettura del dispositivo.

Oggi Giacomo non sarà in aula: "E' uno stresso troppo forte", spiega il legale Stefano Del Corto. "Giacomo adesso sta portando avanti il suo percorso. Fa passi importanti ma particolarmente dolorosi, perché sta realizzando adesso la grande tragedia avvenuta. Sarà una strada molto lunga e anche se fosse assolto dovrà passare un lungo periodo in una struttura che gli permetta di curarsi".

La perizia parlerebbe di pericolosità sociale: probabilmente in questa fase di presa di coscienza, più per se stesso che per gli altri.

IL DELITTO

Era la notte tra il 26 e il 27 febbraio scorso quando a Lucignano, in una casa di campagna, si consumò la tragedia. Giacomo viveva da poco tempo con il padre Raffaele. Tra i due i rapporti non erano idilliaci. A complicare le cose la difficile separazione tra i genitori che aveva segnato profondamente l’infanzia del giovane. Era da poco passata la mezzanotte e il padre, artigiano titolare di una carpenteria metallica, era appena rincasato.Il figlio e lo stava aspettando con in braccio la doppietta che era detenuta in casa e ha fatto fuoco sparandogli al volto. Il proiettile ha colpito il 51enne sotto lo zigomo sinistro, non lasciandogli scampo. Poi Giacomo ha contattato le forze dell’ordine per costituirsi: “Ho ucciso mio padre”, ha detto.

Adesso Giacomo si trova agli arresti domiciliari presso una casa famiglia di Prato. Qui sta proseguendo il suo percorso di recupero. Tra le mura di quella struttura dove si è ambientato ha realizzato quanto accaduto, ha capito che lo aspetta un processo. E che il suo futuro e il resto della sua vita resteranno per sempre segnati da quella drammatica notte.

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