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Cronaca

Sventato colpo a Banca Etruria, buchi nel seminterrato e nel soffitto per arrivare al piano del caveau. Inchiesta della Procura contro ignoti

Un buco nel pavimento del seminterrato (15 metri di profondità) e uno nel soffitto, per accedere al piano soprastante. E' quanto si è trovato di fronte, nella tarda mattinata di giovedì, il personale che all'interno della sede storica di Banca...

Un buco nel pavimento del seminterrato (15 metri di profondità) e uno nel soffitto, per accedere al piano soprastante. E' quanto si è trovato di fronte, nella tarda mattinata di giovedì, il personale che all'interno della sede storica di Banca Etruria stava svolgendo attività di manutenzione. Emergono nuovi dettagli sul clamoroso tentato colpo all'istituto di credito cittadino. Le indagini condotte dalla Squadra Mobile della Polizia di Stato, guidata da Giovanni Schettino, e coadiuvate per tutta una serie di importanti sopralluoghi dai vigili del fuoco di Arezzo, vanno avanti a tamburo battente. La procura di Arezzo (pm Laura Taddei) ha aperto un fascicolo contro ignoti: l'ipotesi di reato è quella di tentato furto.

L'impressione è che il colpo sia stato sventato a un soffio dall'essere messo a segno. La banda (perché l'impresa non è attribuibile ad un singolo) si è introdotta nel seminterrato arrivando direttamente dai cunicoli lungo i quali scorre il Castro, percorrendo circa 800 metri nel sottosuolo cittadino. Ha scavato per 15 metri per aprire un buco nel pavimento e, una volta all'interno dell'edificio ha creato un varco nel soffitto: in pratica i malviventi si sono fatti strada fino ad un passo dal caveau. Avrebbero colpito di notte? Avrebbero scelto di mettere a segno una rapina in pieno giorno? Difficile da dirsi, ma entrambe le ipotesi sono plausibili. Il furto in ore notturne avrebbe permesso ai ladri di operare indisturbati. Di contro entrare nella banca durante il giorno, approfittando dell'effetto sorpresa, avrebbe permesso loro un più semplice accesso al caveau. A fare la differenza potrebbero essere stati quindi sia gli strumenti a disposizione dei malviventi sia - addirittura - la conoscenza degli orari di apertura del caveau (diurni e durante l'orario d'ufficio). Sul posto sono stati trovati anche arnesi e strumenti da lavoro utilizzati per aprire i fori. Adesso il materiale è al vaglio della Polizia Scientifica che ha svolto un accuratissimo sopralluogo nelle aree. Il riserbo degli inquirenti è strettissimo. Difficile però non pensare che all'interno dell'organizzazione criminale ci sia qualche "Arsenio Lupen" aretino. Qualcuno conosce bene la città perché ci è cresciuto, e magari sulle sponde del Castro ci ha anche trascorso la giovinezza. Qualcuno insomma che sapeva dove il fiume lo avrebbe portato. E che forse da tempo sognava di mettere a segno il colpo del secolo.
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