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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Pusher ludopatici spacciano a minorenni per ripianare debiti alle slot. Armi e cocaina, i legami con Arezzo

Maxi operazione dei carabinieri nel cuore della Toscana, a cavallo tra le province di Siena e Firenze. Quelle "missioni" ad Arezzo intercettate dagli inquirenti. Uno degli spacciatori aveva perso 15mila euro in una sera

Una vasta operazione antidroga dei carabinieri di Poggibonsi e del comando provinciale dell'Arma di Siena si è chiusa con 14 arresti. Nel corso delle indagini sono emersi anche legami con la provincia di Arezzo: gli inquirenti sospettavano che i pusher, che cedevano droga anche a minorenni, si rifornissero di cocaina dall'Aretino. Al termine di uno dei viaggi dei pusher da Arezzo - dopo una perquisizione - è stata ritrovata una pistola con matricola abrasa, evidentemente destinata ad un uso illecito.

Il casolare in campagna pieno di droga

I carabinieri - riporta l'Adnkronos - hanno sgominato un sodalizio italo-albanese dedito allo spaccio di cocaina e altre sostanze stupefacenti al dettaglio nel cuore della Toscana, soprattutto tra Siena e Firenze. I pusher spendevano poi i soldi ricavati nelle sale giochi. Le indagini sono partite a gennaio, quando una persona ben informata, ha fornito un'ottima dritta agli investigatori dell'Arma: "in un casolare abbandonato nei pressi di Poggibonsi un gruppo di spacciatori albanesi e italiani nasconde un gran quantitativo di droga".

Il contributo delle telecamere

L'ispezione del casale con i cani antidroga del nucleo cinofili ha fatto subito rinvenire un chilo e mezzo di stupefacente, fra hashish e marijuana. I carabinieri sono stati autorizzati a compiere un sequestro ritardato e così hanno piazzato 5 telecamere per controllare l'area. I soggetti che andavano alla spicciolata a prelevare dosi da spacciare sono stati così di volta in volta ripresi ed identificati. Nel frattempo sono state intraprese indagini di carattere tecnico con tutti i possibili contributi che la tecnologia elettronica può fornire. I carabinieri sono risaliti ai fornitori.

Il problema della ludopatia

Il sodalizio criminale di spacciatori, hanno riferito i carabinieri, "appariva essere del tutto disunito, con alleanze temporanee continuamente avvicendate da altre: italiani ed albanesi si accomunavano anche per il fatto di essere tutti ludopatici". I ricchi proventi dello spaccio andavano a finire regolarmente persi nelle sale giochi. Ogni serata alle macchinette costava una media di 2-3.000 euro di perdite agli spacciatori e uno di loro ha stabilito anche un record: 15.000 euro persi a giocare in una sola serata. "Queste serate economicamente devastanti, spese nel sogno di vincite che non arrivavano mai, li mettevano nelle condizioni di non poter pagare i loro fornitori", hanno sottolineato gli investigatori.

La missione ad Arezzo

I debiti crescevano - continua l'Adnkronos - come la paura che ne conseguiva, quella di essere puniti in maniera atroce dagli albanesi di Castelfiorentino. La banda ha cercato allora di diversificare le fonti di approvvigionamento e di procurare armi per la prevista necessità di difendersi. Nelle intercettazioni spesso si parlava di trovare delle armi, perchè il futuro appariva "molto incerto". I carabinieri, intanto, avevano iniziato ad effettuare dei recuperi di sostanza stupefacente al momento delle azioni di spaccio. E' stato neutralizzato ed arrestato un pusher che si dedicava in via esclusiva alle cessioni a minorenni. In un'intercettazione si era parlato di un viaggio ad Arezzo e i militari avevano pensato ad una fornitura di cocaina. Al rientro l'autovettura monitorata è stata fermata prima dell'arrivo a Poggibonsi e portata in caserma per una perquisizione. I carabinieri hanno smontato l'auto ma non hanno rinvenuto droga bensì una pistola semiautomatica Mauser, calibro 6,35 con la matricola abrasa: la rivoltella era stata abilmente imboscata nel vano retrostante all'autoradio. Il conducente aveva fatto solo da corriere, quell'arma era destinata ad un altro spacciatore in cambio di un debito condonato. Sullo sfondo è emersa ancora la paura di doversi difendere da rappresaglie per debiti mai saldati.

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