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Seggiolino salva bebè: premiato e brevettato ma nessuno lo produce. Il progetto aretino

Può salvare vite. Con allarmi, sensori ed sms. Ma nessuno ha ancora deciso di investire su questo progetto: sul seggiolino "Ricordati di me". Un paradosso che appare drammatico alla luce dell'ennesima morte in auto di un bimbo. Il seggiolino che...

Può salvare vite. Con allarmi, sensori ed sms. Ma nessuno ha ancora deciso di investire su questo progetto: sul seggiolino "Ricordati di me". Un paradosso che appare drammatico alla luce dell'ennesima morte in auto di un bimbo.

Il seggiolino che "avverte" in caso il piccolo sia rimasto chiuso in auto è una realtà: è stato brevettato tre anni fa. Il sistema di allerta fu inventato e realizzato dagli studenti dell'Itis Fermi di Bibbiena nel 2013. I creatori sono 16 ragazzi che all'epoca frequentavano la terza classe, coordinati dal professor Pier Luigi Bargellini con l'assistenza del tecnico Alberto Larghi. Oggi quei ragazzi sono già diplomati e con molta probabilità ricordano quel progetto come una grande occasione. Così come lo ricorda l'Istituto. Ma ogni volta che sulle pagine dei giornali viene raccontata tragedia come quella della piccola Gaia (fonte Ansa), morta ieri al Meyer dopo essere stata "dimenticata" per quattro ore in auto a Livorno dalla madre, l'amarezza cresce.

"Prima di realizzare il sistema tecnico - spiega Larghi - con gli studenti studiammo tutti gli aspetti, compresi quelli psicologici, che determinano queste situazioni. Sono incidenti che quando accadono, oltre a rischiare di perdere per sempre un bambino, mettono in seria crisi genitori e famiglie". Esistenze sconvolte, vite distrutte per quel "buco nero" che si crea nella memoria di chi "dimentica".

"Se qualche azienda volesse investire su questo sistema - dicono dalla scuola - noi siamo qua. Felici di poter rendere utile un progetto al quale i ragazzi hanno lavorato con passione e consapevolezza".

"Ricordati di me" ha ricevuto anche un riconoscimento dal Cnr. Ma nessuna proposta è mai arrivata per la produzione in serie. "Solo un ex bibbienese che oggi risiede in Brasile - spiega Larghi - ci contattò. Ma la scuola avrebbe dovuto commercializzare il prodotto e noi purtroppo non avevamo le risorse". Oggi del seggiolino che avverte mamma e papà accendendo le frecce, facendo suonare il clacson e addirittura inviando sms ai loro cellulari, se ne sente il bisogno. "Produrlo non costerebbe molto" spiegano dalla scuola. E probabilmente nemmeno acquistare un seggiolino munito di questo sistema sarebbe una spesa enorme. E potrebbe salvare tante vite.
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