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Cronaca

Rsa dell'orrore, l'Unione dei Comuni ai parenti degli anziani: "Una task force per vigilare sulle strutture. Sì ad azioni legali tutti insieme"

I familiari degli anziani vittime delle angherie dei sette operatori socio sanitari che lavoravano nella Rsa di Castel San Niccolò erano tutti presenti. Nessuno ha mancato l'incontro promosso dall'Unione dei comuni per capire cosa accadrà adesso...

I familiari degli anziani vittime delle angherie dei sette operatori socio sanitari che lavoravano nella Rsa di Castel San Niccolò erano tutti presenti. Nessuno ha mancato l'incontro promosso dall'Unione dei comuni per capire cosa accadrà adesso ai propri parenti. A volere l'incontro è stata l'assessore al Sociale Eleonora Ducci, primo cittadino di Talla. "E' stato fatto un resoconto di tutte le azioni messe in atto fino a oggi per assicurare una continuità di servizio per ristabilire clima di fiducia e serenità", spiega Ducci. Nel dettaglio è stato spiegato che la cooperativa operante a San Niccolò, la Cooplar, faceva parte del consorzio che aveva vinto il vecchio bando, il Comars. Il consorzio, dopo le drammatiche vicende, ha interrotto il contratto con la Cooplar e ha fatto subentrare nell'incarico un'altra consorziata, in attesa del nuovo bando che è in elaborazione da parte dell'Unione dei Comuni.

"L'incarico era in proroga - spiega Ducci - perché stavamo elaborando il nuovo bando che a breve sarà pronto. Questi passaggi sono stati illustrati ai familiari, così come è stata annunciata la volontà dell'Unione di lavorare affinché si riesca a creare una task force di istituzioni e forze dell'ordine che svolga controlli e verifiche approfondite su tutte le strutture di proprietà dell'ente. Sarà chiesto quindi un incontro per valutare se sarà possibile fare questo passo, a garanzia e tutela degli ospiti di queste strutture". Ovvero, oltre alla rsa di Castel San Niccolò, altri due centri diurni per disabili e 4 asili nidi.

"Il clima è stato positivo e collaborativo - ha sottolineato Ducci -. Abbiamo anche raccolto la richiesta dei familiari di valutare se sarà possibile intraprendere azioni legali insieme. Non solo quindi la costituzione di parte civile nell'eventuale procedimento giudiziario che deriverà da questa vicenda, ma anche altre azioni dirette, come denunce specifiche".

Tutti concordi inoltre sull'installazione delle telecamere all'interno della struttura.

Intanto le indagini proseguono a 360 gradi. Dopo l'interrogatorio di garanzia che si è svolto lo scorso venerdì, gli inquirenti stanno verificando l'intero metodo di lavoro all'interno della struttura per capire se i vertici fossero a conoscenza della drammatica situazione o se ci sia stata una mancata vigilanza.

INTERROGATORIO DI GARANZIA

Nessuno dei sei, difesi dagli avvocati Saverio Agostini, Fabio Vezzosi, Antonella Mazzi, Mauro Messeri e Michela Ceccarini, ha chiesto la sospensione per la misura dell’interdizione, chiesta e ottenuta dal pm Marco Dioni che coordina le indagini sui maltrattamenti. Chi ha parlato si è detto pentito di quel che è accaduto: ammettendo la colpa, ha però aggiunto che la situazione all’interno della struttura era molto pensante, con turni stressanti, specialmente di notte. Gli indagati sono in tutto sette, tra i 41 e e 60 anni, sei donne e un uomo.

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