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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca

Sacfem. 750mila euro alla famiglia di un ex operaio deceduto a causa dell'amianto

Il risultato è quello raggiunto dal team di avvocati aretini, Sabrina Candi, Vittorio Martinelli e Simona Bianchi, che seguono alcune delle vittime

Un prima vittoria. A distanza di quaranta anni dalla chiusura un primo passo in favore delle vittime è stato fatto.

E' arrivata proprio in questi giorni la sentenza (di primo grado) riguardante il risarcimento per una delle famiglie che piangono la perdita di un caro, vittima dell'amianto respirato all'interno della Sacfem.
Il Fabbricone di Arezzo, quel gigante che si trovava dove adesso c'è il Parco Pertini, torna nuovamente agli onori della cronaca.
Negli anni le famiglie degli ex operai si sono ritrovate a dover affrontare le ripercussioni dell'esposizione all'amianto. Un dramma silenzioso e straziante che si è manifestato piano piano, poco alla volta, e che a portato molti al decesso.

Attualmente sono poco meno di trenta le persone che risultano morte per patologie polmonari legate alla forte esposizione all'amianto.
"E dentro quella fabbrica - raccontò Vito Capecchi qualche mese prima di andarsene - ne respiravamo ogni giorno. Ricordo bene quella nebbia bianca che riempiva l'aria".

"Me la ricordo bene quella nebbia". La testimonianza di Capecchi

Vito come altre centinaia di altre persone, dal 1958 al 1980, ha lavorato alla Sacfem impegnandosi per l'importante commessa delle Ferrovie dello Stato, per la costruzione delle carrozze ferroviarie. Per decenni i suoi polmoni hanno inalato sostanze tossiche che lo hanno danneggiato gravemente. Una storia drammatica, ma non isolata. 

"Il tema è sempre quello dell'esposizione a fibre di amianto che ha interessato decine di dipendenti del reparto ferroviario, provocando a distanza di anni moltissimi casi di asbestosi e anche numerosi decessi per malattie polmonari - spiegano gli avvocati aretini Sabrina Candi, Vittorio Martinelli e Simona Bianchi, rappresentanti di alcune delle famiglie degli ex operai deceduti - In questi giorni è arrivata una nuova sentenza di condanna per la Bastogi, azienda milanese che all'epoca controllava e gestiva la Sacfem, sentenza con cui il giudice del lavoro del Tribunale di Arezzo, Giorgio Rispoli, ha riconosciuto ai familiari di un ex dipendente un maxi-risarcimento per la mancata predisposizione delle misure di sicurezza atte a prevenire l'esposizione con l'amianto, largamente utilizzato per la produzione e la riparazione delle carrozze ferroviarie".

Il risarcimento stabilito dalla sentenza di primo grado per la famiglia è pari a 750mila euro cifra che, se la vicenda giudiziaria proseguirà, potrebbe cambiare. 

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"Si tratta di una famiglia aretina - proseguono gli avvocati - anche loro, come Vito Capecchi, sono stati protagonisti di una vicenda straziante legata alla malattia del proprio caro. Le testimonianze degli ex dipendenti ancora in vita sono state preziosissime per giungere a questo risultato perché hanno potuto raccontare in prima persona quelle che erano le condizioni di lavoro all'interno dell'azienda. Saldatori, montatori, elettricisti. Sono questi i volti delle vittime dell'amianto. Nel corso del tempo grazie al contributo preziosi di un vero e proprio team di collaboratori e ricercatori che hanno ricostruito la realtà storica dei fatti all'interno del Fabbricone abbiamo conosciuto meglio le vite di queste persone e siamo certi che sia importante ottenere per loro giustizia. Questa sentenza, pur a distanza di così tanto tempo, riporta uno spicchio di giustizia, almeno dal punto di vista storico e giuridico, su una realtà che se da una parte è stata il fiore all'occhiello dell'industria aretina del '900, dall'altra ha lasciato una terribile scia di malattie e decessi che solo negli ultimi anni, a causa della lungolatenza delle patologie, è venuta prepotentemente alla luce tra tutte quelle centinaia di persone che avevano lavorato in Sacfem". 

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