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Cronaca

Psicologa in classe, scongiurata la prescrizione: rinvio a giudizio per preside, docenti e specialista

Rinviati a giudizio e udienza fissata con una deroga in anticipo rispetto al calendario del tribunale per evitare che i reati vadano in prescrizione. Prenderà il via il prossimo 28 marzo il nuovo procedimento a carico  del preside del Convitto...

Rinviati a giudizio e udienza fissata con una deroga in anticipo rispetto al calendario del tribunale per evitare che i reati vadano in prescrizione. Prenderà il via il prossimo 28 marzo il nuovo procedimento a carico del preside del Convitto Nazionale Luciano Tagliaferri, dell’ex preside e di un insegnante, un educatore della struttura e una psicologa. Gli imputati sono accusati di falso ideologico e violenza privata per l'episodio più volte dibattuto e arrivato fino in Cassazione che riguarda l’attività di una psicologa, all’interno di una classe, senza che gli scolaretti e parte dei genitori ne venissero informati.

La decisione del gup è arrivata nei giorni scorsi dopo un ultimo colpo di scena: la prima data disponibile per l’eventuale avvio del procedimento infatti, era posteriore alla data nella quale alcuni dei reati contestati sarebbero andati in prescrizione. Il pm Claudiani, che ha sostenuto l’accusa, aveva perciò chiesto di poter anticipare prima possibile l'eventuale avvio del procedimento. Lo scorso 1 marzo l'udienza nella quale il gup ha deciso il rinvio a giudizio.

La vicenda

La storia risale all’anno scolastico 2010/2011. La specialista fu presente in una seconda classe. Bambini vivaci, vivacissimi, tanto che prima della fine dell’anno scolastico la scuola decise di far intervenire la psicologa, presentata ai piccoli però come una nuova insegnante. La dottoressa fece il suo lavoro e al termine stilò una relazione da consegnare all’istituto. Qualche mese dopo una famiglia venne a sapere dell’accaduto e richiese di una copia della relazione al neo preside Tagliaferri. Quest’ultimo al momento dei fatti non era ancora dirigente scolastico e affermò di non saperne nulla. La famiglia però riuscì comunque a venire in possesso di una copia e, assistita dall’avvocato Roberto Alboni, denunciò il rettore in carica.

Iniziò così una lunghissima vicenda processuale che si divise in due filoni. Il primo, con il quale si contestava il reato di “rifiuto di atti d’ufficio”, si è concluso a giugno con l’assoluzione in appello di Tagliaferri, assistito dall’avvocato Corrado Brilli.

L’altro filone sembrava chiuso con la richiesta di archiviazione da parte della pm Anna Maria Loprete accolta dal Gip. Ma la famiglia di un bambino, costituitasi parte civile, tramite il proprio legale Roberto Alboni ha presentato ricorso in Cassazione e a questo punto c’è stato un nuovo ribaltamento di fronte con l’annullamento della sentenza del Gip. Il 28 marzo prenderà dunque il via il processo, in una corsa contro il tempo per evitare la prescrizione.

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