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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

I medici del pronto soccorso: "Situazione tragica, valutiamo dimissioni di massa"

Protesta contro la Regione: "Turni massacranti e aggressioni subite". La Fp Cgil: "Ad Arezzo arrivano medici da Siena e Grosseto per dare una mano, ma non è questa la soluzione"

La rivolta dei medici dei pronto soccorso della Toscana, che hanno annunciato stamani di essere pronti a "dimissioni di massa" qualora le loro ragioni non vengano ascoltate. I problemi denunciati: affollamento per gli altissimi accessi di pazienti, mancanza di posti letto, carenze di personale "senza precedenti" e organizzative che obbligano i medici a gestire per altri ciò che non è di loro competenza, la rinuncia a ferie, permessi, congedi, giorni di riposo.

La lettere dei medici del Pronto soccorso

La situazione viene definita "tragica" in una lettera firmata da oltre 280 professionisti e inviata alle tre Asl toscane, al presidente della Regione Eugenio Giani, al ministro della salute Orazio Schillaci, alla presidente del consiglio Giorgia Meloni, oltre che alle aziende ospedaliero-universitarie di Careggi e Pisana. I medici dei pronto soccorso di tutta la Toscana sono uniti: quelli aretini, fiorentini di Careggi, Torregalli e Ponte a Niccheri, del Santo Stefano di Prato, del San Giuseppe di Empoli, del San Jacopo di Pistoia, dell'ospedale di Pescia, del Mugello, della Aou Pisana, di Livorno, di Cecina, di Pontedera, del San Luca di Lucca, di Portoferrario all'Elba, della Versilia, delle Apuane, di Massa e dell'Alta Valdelsa.

Nel mirino la politica regionale

Nella missiva si denuncia la politica sanitaria della Regione che "non ha mai preso alcun provvedimento efficace nonostante sia l'unico soggetto in grado di farlo". I medici propongono anche una serie di iniziative per scongiurare una inevitabile "diaspora già in essere verso altri reparti o strutture private". La lettera è "un ultimatum: se la situazione resta quella attuale tutti noi siamo destinati ad abbandonare e allora tanto vale farlo insieme, dimettendoci in massa". Carenza di personale, organizzazione non ottimale: i dottori denunciano una "emergenza che è la routine, carichi di lavoro senza limiti e disagio quotidiano sia per gli operatori che per gli utenti". Aumentate inoltre aggressioni e violenze. "Chi scrive - si legge ancora - è innamorato del proprio lavoro e fermamente convinto dell'importanza della sanità pubblica, speriamo che i riceventi lo siano altrettanto". Tra le richieste, per prima cosa, l'aumento del personale nei pronto soccorso.

Anche violenze verbali e fisiche

"I ritmi di lavoro, le responsabilità, l'organizzazione a turni, l'elevato numero di notti lavorate in un mese, la scarsità di giorni di riposo canonici (sabato, domenica, festivi), le violenze verbali e fisiche da parte di utenti e loro parenti sono tutti aspetti che non possono non far identificare il lavoro in pronto soccorso come usurante". Per evitare l'alto numero di accessi, spesso non necessari, i medici chiedono "campagne di comunicazione per far comprendere ai cittadini l'importanza di rispettare il pronto soccorso quale sede di gestione di gravi problemi di salute", oltre a "l'abolizione di qualsiasi esenzione del ticket sanitario", "l'implementazione dei sistemi territoriali con vere e proprie Case di comunità che sappiano rispondere ai bisogni differibili di salute della popolazione, liberando l'ospedale dal sovraffollamento e restituendo la cura ordinaria dei pazienti ai medici di medicina generale". E ancora, la richiesta di ripristinare i posti letto degli ospedali tagliati negli ultimi anni. "La situazione attuale vede pazienti, spesso anziani e fragili, sostare nelle barelle del pronto soccorso per ore o giorni. Molto spesso il capro espiatorio per questa problematica è il pronto soccorso stesso e il suo personale e difficilmente i pazienti e i parenti riescono a identificare i veri responsabili che vanno ricercati nella dirigenza politica della Regione", aggiungono i medici.

I problemi di Arezzo

Il quadro della situazione sul territorio lo fa la funzione pubblica della Cgil di Arezzo.

“I casi non sono più episodici e quindi nella norma – afferma Gian Maria Acciai, segretario della Fp Cgil. Solo il pronto soccorso di Bibbiena ha perduto tre medici ma il problema interessa anche gli altri ospedali territoriali come Sansepolcro, la Fratta e la Gruccia. In modo diverso il San Donato che deve supplire alla destrutturazione degli altri plessi. Il problema è rappresentato dallo stress e dal superlavoro. La medicina territoriale non riesce ancora ad assolvere al ruolo di filtro e il pronto soccorso diventa il naturale punto di riferimento. Con un numero di accessi insostenibile che genera disagio tra i pazienti e stress tra gli operatori”.

La copertura delle 24 ore ricade pertanto su 3 soli medici, che per garantire eventuali sostituzioni effettuano turni massacranti. La soluzione transitoria adottata dalla Asl Toscana Sud Est non convince la Fp Cgil: “vengono inviati medici in prestazione aggiuntiva dalle strutture di Grosseto e Siena. I turni aggiuntivi a quelli ordinari, in questo modo, diventano insostenibili, considerando anche la trasferta. Fino e oltre 12 ore, il tutto a discapito degli utenti degli altri operatori come gli infermieri e con costi ingenti".

Acciai chiede risposte concrete e rapide alla Asl Toscana Sud Est: “siamo consapevoli della carenza delle figure professionali da impegnare nel pronto soccorso ma questa rimane, al di là di ogni valutazione, la porta di accesso dell’ospedale. I servizi della sanità territoriale, prospettiva organizzativa che noi sosteniamo da sempre, devono subire un'accelerazione, anche da un punto di vista culturale da parte dei medici di famiglia, ma nel frattempo il pronto soccorso, soprattutto negli ospedali territoriali, non può essere lasciato a se stesso, pena la dequalificazione dell’intero sistema sanitario pubblico a tutto vantaggio di quello privato che sta facendo campagna acquisti (in alternativa incetta) di medici e delle altre figure professionali formate nel sistema sanitario pubblico, che in modo inedito e preoccupante stanno transitando al sistema privato”.

In busta paga 90 euro lorde in più al mese

Intanto la Toscana fa sapere che arriveranno in busta paga 90 euro lorde in più al mese per il personale del comparto sanitario assegnato ai pronto soccorso: quattro euro e mezzo per ogni giorno andranno a chi, pur non assegnato, vi presta servizio temporaneamente. 

La specifica indennità, che sarà pagata con gli arretrati a partire da gennaio 2022, è stata prevista nel nuovo contratto 2019-2021 sottoscritto a novembre del 2022. “Si tratta di un atto importante, che abbiamo assunto non appena ci sono state le condizioni. - sottolineano il presidente della Toscana Eugenio Giani e l’assessore al diritto alla salute Simone Bezzini - Ma non è assolutamente sufficiente per venire incontro alle istanze degli operatori dei pronto soccorso, per due ragioni. La prima è perché riguarda soltanto il personale del comparto: ci auguriamo che maturino quanto prima le condizioni nazionali per cui anche la dirigenza medica possa accedere a questo strumento. La seconda è perché, per affrontare i problemi dell’emergenza urgenza, serve un piano speciale che aumenti strutturalmente le retribuzioni e consenta innovazioni organizzative”. “Da tempo  - spiegano Giani e Bezzini - abbiamo chiesto al governo un programma di interventi, ma finora abbiamo avuto solo risposte parziali. Noi non staremo comunque ad attendere le decisioni del governo: siamo già al lavoro per elaborare nuovi indirizzi sull’organizzazione dei pronto soccorso e sulla messa in relazione con altre strutture del sistema sanitario. Ne discuteremo a breve con l’Otgc, ovvero l’Organismo toscano del governo clinico, e con i professionisti”. Le  risorse per l’indennità di pronto soccorso sono state ripartite tra le aziende sedi di Pronto soccorso, attribuendo il 70 per cento dei fondi in funzione del peso del monte salari di ciascuna sul totale della spesa regionale e il 30 per cento in base agli accessi al Pronto soccorso.

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