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Martedì, 30 Aprile 2024
Cronaca

Frode fiscale da oltre 130milioni: sette arresti. Indagini anche ad Arezzo

"Fatture fittizie, bonifici all'estero e soldi prelevati in contanti e reintrodotti in Italia frodando il fisco", la ricostruzione degli inquirenti

Otto persone raggiunte da misure cautelari e indagini che da Lecce hanno portato gli inquirenti fino ad Arezzo e in altre 5 province italiane (Roma, Bari, Catanzaro, Caserta, Berletta). E' questo il bilancio di una maxi operazione della Guardia di Finanza della città pugliese. Le ipotesi di reato sono quelle di associazione per delinquere, emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, riciclaggio, autoriciclaggio, sottrazione al pagamento delle imposte e bancarotta fraudolenta.

Uno degli indagati è stato condotto in carcere, un altro interdetto e i restanti sei sono agli arresti domiciliari. Le fiamme gialle hanno sequestrato beni per un valore complessivo di 133 milioni di euro.

Le indagini partite da controlli di routine

Le indagini partite in seguito ad un controllo ad una srl di Racale (Lecce) che svolge attività di "commercio di oro, metalli preziosi ed oro da investimento". Il titolare è iscritto nell’apposito elenco della Banca d’Italia, e la srl avrebbe diramazioni anche a Catanzaro, Roma, Arezzo e Marcianise. Dagli accertamenti - spiega Adn Kronos - è emerso un complesso sistema di frode fiscale esteso in ambito intra ed extra Ue (Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Ungheria, Gran Bretagna, Albania, Australia e Svizzera). Secondo la tesi della Procura salentina, i titolari, con la complicità di alcuni professionisti e grazie ad una rete di "prestanome", tra il 2016 e il 2020 avrebbero utilizzato diverse società "cartiere" con sedi all'estero alle quali inviavano bonifici per saldare fatture relative ad operazioni di fatto inesistenti "idonee a simulare l'acquisto di partite d'oro dall'estero", spiegano gli investigatori. Migliaia di euro che la società poi prelevava in contanti e le reintroduceva "sul territorio nazionale". Somme che in parte erano usate per ulteriori "transazioni finanziarie estero su estero, facendone perdere ogni tracciabilità".

Fatture fittizie, bonifici e soldi prelevati in contante

Secondo le fiamme gialle in tre anni sarebbero stati ritirati più di 120 milioni in contanti: una somma che ha messo in allarme le autorità di vigilanza straniere. Gli indagati per impedire al fisco italiano di incassare le imposte non pagate si sarebbero liberati "fittiziamente degli asset patrimoniali della società - destinata a una irreversibile situazione di dissesto e poi fallita - trasferendoli ad altra società attiva nello stesso settore e riconducibile di fatto alla stessa governance".

La sede societaria sarebbe stata trasferita in Bulgaria per evitare problemi con l'erario. L'operazione ha interessato diverse province italiane come Roma, Bari, Catanzaro, Arezzo, Barletta e Caserta dove sono stati eseguiti sequestri e perquisizioni. I sigilli invece sono scattati su 3 fabbricati per uso commerciale e artigianale, nonché di un intero ramo d'azienda, del valore di circa 1.400.000 euro, in relazione ai reati fallimentari contestati.

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