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Cronaca

Omicidio Butti, dal presidente Fico un messaggio al socio in carcere: "Solidarietà e fiducia: contrari alla pena di morte"

E' accusato di avere ucciso il ristoratore Montevarchino Luciano Butti e rischia la pena di morte. Sono giorni difficili per Denis Cavatassi, oggi cinquantenne socio di Butti che si è sempre dichiarato innocente e che chiede di essere salvato. In...

E' accusato di avere ucciso il ristoratore Montevarchino Luciano Butti e rischia la pena di morte. Sono giorni difficili per Denis Cavatassi, oggi cinquantenne socio di Butti che si è sempre dichiarato innocente e che chiede di essere salvato. In Thailandia è stato processato e condannato. La sentenza è stata emessa in Primo Grado nel 2015 e confermata in Appello lo scorso 18 gennaio. Adesso sarà la Corte suprema a doversi esprimere. Nel frattempo Roberto Fico, presidente della Camera dei Deputati, ha dedicato a Cavatassi un post su Facebook:

Voglio rivolgere un pensiero a Denis Cavatassi, cittadino italiano, condannato in Thailandia in secondo grado alla pena di morte.

La storia giudiziaria e detentiva di Cavatassi colpisce profondamente e chiama in causa la nostra coscienza civile e democratica.

Il nostro Paese rifiuta incondizionatamente la pena di morte e si batte da anni per la sua abolizione in ogni parte del mondo. Si tratta di un passo fondamentale ma non ancora sufficiente per parlare di civiltà e di umanità delle pene, e quindi di pieno rispetto delle garanzie e dei diritti fondamentali della persona.

Sappiamo bene quanto sia difficile il percorso che conduce al riconoscimento e alla tutela effettiva di questi diritti, ma sappiamo anche che nessuna conquista è mai data, integralmente, una volta per tutte. La cultura dei diritti si evolve e va costantemente alimentata.

Nelle prossime settimane è attesa la pronuncia definitiva della Corte suprema sul caso di Cavatassi. Siamo fiduciosi in un esito diverso. A Denis e ai suoi cari va in questo momento il nostro pensiero e tutta la nostra umana solidarietà.

Il messaggio è stato condiviso dalla sorella di Denis, Romina, che da tempo sta portando avanti una battaglia per portare l'attenzione dell'opinione pubblica sul caso e per chiedere al governo italiano di fare pressione politica sul Governo thailandese per alleviare le condizioni carcerarie e nella speranza che Cavatassi sia sottoposto ad un "processo equo da parte della Corte suprema del paese asiatico". Un impegno intenso, che ha portato anche a una interrogazione urgente da parte del senatore Luigi Manconi. LA VICENDA Era il 15 marzo 2011 quando a Phi Phi Island l'imprenditore Luciano Butti fu freddato con tre colpi di arma da fuoco. Dopo il brutale omicidio Cavatassi si presentò alla polizia thailandese pensando di poter collaborare alle indagini. E’ stato allora che da testimone è diventato indagato e, nel giro di poche ore, colpevole di aver commissionato il brutale omicidio. Denis Cavatassi adesso è in carcere in Thailandia, “in condizioni da medioevo”, scrive nelle sue lettere. E sulla sua testa pesa una condanna a morte, emessa in primo grado e confermata in secondo grado.

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