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Cronaca

Morì in ospedale dopo le botte di un altro paziente: 6 sanitari dal gup per la decisione sul rinvio a giudizio

Sono accusati di omicidio colposo e cooperazione colposa in omicidio colposo: un medico e 5 funzionari dell'ospedale della Fratta questa mattina, molto probabilmente, sapranno se saranno prosciolti o rinviati a giudizio per la morte di Sergio...

Sono accusati di omicidio colposo e cooperazione colposa in omicidio colposo: un medico e 5 funzionari dell'ospedale della Fratta questa mattina, molto probabilmente, sapranno se saranno prosciolti o rinviati a giudizio per la morte di Sergio Botti l’anziano deceduto nel 2014, 16 giorni dopo essere stato aggredito da un altro paziente.

La decisione del gup era attesa per lo scorso 16 febbraio, ma un avvicendamento tra giudici ha fatto scattare il rinvio. Il procedimento, infatti, fino a quella data si era celebratodi fronte al gup Annamaria Loprete, ma adesso dovrebbe passare di mano ad un altro giudice: per questo i difensori hanno chiesto questo rinvio. L'udienza di oggi però dovrebbe portare ad una decisione.

I sei sanitari, ovvero la dottoressa presente quella notte in reparto (sulla quale pende l’accusa di omicidio colposo) e 5 funzionari Asl (accusati di cooperazione colposa in omicidio colposo) sono accusati di non aver correttamente applicato quei protocolli che avrebbero dovuto garantire, per i pazienti psichiatrici gravi, la prevenzione di atti autolesionistici o che comportassero danni ad altri.

La vicenda

Quella terribile notte tra l’8 e il 9 luglio paziente psichiatrico di 35 anni, in fase acuta, si intrufolò nel reparto dove era ricoverato l’anziano (Medicina Generale), da un reparto contiguo. Gli infermieri che dovevano seguirlo furono aggrediti: il giovane scappò ed entrò nella camera dell’anziano. Botti era disteso nel suo letto: fu colpito e subì una forte pressione sul petto. Lesioni che, unite alle precarie condizioni di salute che lo avevano portato a quel ricovero, 16 giorni dopo ne decretarono la morte. Poco tempo dopo anche il giovane paziente psichiatrico si uccise.

Di questa triste storia oggi, resta da capire se ci fu la responsabilità dei referenti della Asl nella prevenzione di una situazione estremamente delicata.

L’accusa è sostenuta dal pm Julia Maggiore. I sei indagati sono difesi dagli avvocati Luca Fanfani, Antonio Bonacci, Giuseppina Macrì, Alessandro Serafini, Gianluca Rossi. La famiglia dell’anziano, assistita dall’avvocato Donata Pasquini, si costituirà parte civile.

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