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Cronaca

Mai così tanti suicidi, quasi due al mese ad Arezzo. Depressione prima causa

Tre episodi al mese in provincia di Arezzo tra suicidi e tentati suicidi: sono quelli messi a referto dal 118 di Arezzo nel corso del 2016. Un dato parziale e che spaventa.

Tre episodi al mese in provincia di Arezzo tra suicidi e tentati suicidi: sono quelli messi a referto dal 118 di Arezzo nel corso del 2016. Un dato parziale e che spaventa.

I casi sono quelli accertati – spiega il dottor Giampiero Cesari, che dirige l'Unità funzionale Salute mentale di Arezzo e Sansepolcro – ma potrebbero essercene stati degli altri. Pur in assenza di dati complessivi, la percezione è di un netto aumento degli episodi. Negli ultimi anni si è potuto osservare un incremento in corrispondenza dell'inizio della crisi economica.

Aumento che peraltro è certificato anche a livello nazionale.

Lo studio di Marco Matricardi per Arezzo Notizie riporta i dati dal 1° gennaio 2016 al 15 settembre 2016: otto mesi e mezzo in cui i casi di violenza contro la propria persona sono stati ben 25. Quattordici sono stati fatali: in media, quasi 2 ogni mese.

La grande maggioranza delle vittime di suicidio sono uomini (86%): 12 casi contro i soli 2 che hanno riguardato le donne. L'età media si attesta intorno ai 57 anni.

I maschi – dice il dottor Cesari - hanno maggiore ritrosia a parlare dei loro problemi. Sono più orgogliosi. E questo è molto pericoloso, considerando che la maggior parte degli episodi si verifica in concomitanza di forme gravi di depressione. L'atteggiamento troppo spesso è quello di non accettare intromissioni. E' come se fosse una colpa avere dei problemi. Accogliere un aiuto rappresenta invece il primo passo per evitare di cadere nel baratro.

Tutte le morti sono state cruente: in nove casi lo strumento è stata l'impiccagione, in tre un'arma da fuoco. In un caso il suicida si è gettato dall'alto e in un altro si è gettato sotto un treno.

Il modo violento di morire indica un livello di sofferenza, di disperazione altissimo. La persona è concentrata sul proprio dolore; la frustrazione, agli occhi di chi compie l'estremo gesto, non ha via d'uscita. La concentrazione del suicida è interamente rivolta a se stesso, ai propri problemi. L'aiuto esterno è fondamentale per scongiurare il suicidio: nei casi di persone che sono sopravvissute ai tentativi, una delle prime prese di coscienza, passato lo choc, è quella relativa al dolore che avrebbero potuto causare ai propri cari.

Il quadro, per quanto riguarda i tentativi, è completamente diverso. Anzitutto l'età media è più bassa (40 anni all'incirca) e la maggior parte dei casi riguarda donne (8 contro 3 di uomini). Cambiano anche i mezzi usati: 7 attraverso farmaci, 3 con arma bianca, 1 mediante gas di scarico.

L'appello che possiamo fare è: non interrompere un percorso di cura. Spesso le persone - chiude il professor Cesari - smettono di curarsi in un momento di benessere momentaneo. Ma il rischio di ricadute è alto. In passato, difficilmente decidevano di togliersi la vita persone che avevano iniziato a curarsi, oggi non è così. Chiedere aiuto non è sintomo di debolezza, ma di forza.

@MattiaCialini

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