Il caso della psicologa in classe si chiude: Tagliaferri e tutti gli imputati assolti

Il caso della psicologa in classe si chiude con tutte assoluzioni. Il procedimento era a carico del preside del Convitto Nazionale Luciano Tagliaferri, della ex preside, di un insegnante, di un educatore della struttura e di una psicologa. Gli imputati erano accusati di falso ideologico (Tagliaferri) e violenza privata per un episodio più volte dibattuto e arrivato precedentemente fino al grado di Cassazione, e che riguarda l’attività della sopracitata psicologa all’interno di una classe, senza che gli scolari e parte dei genitori ne fossero a conoscenza.

Non c'è reato, ha decretato il giudice Giulia Soldini.

Luciano Tagliaferri, preside del Liceo artistico, era accusato di falso perché aveva negato l'esistenza della relazione della psicologa davanti alla famiglia di un alunno che l'aveva richiesta.

La storia

I fatti risalgono all’anno scolastico 2010/2011. La classe visitata dalla specialista era una seconda elementare: bambini vivaci, vivacissimi, tanto che prima della fine dell’anno scolastico la scuola decise di far intervenire una psicologa, presentata ai piccoli come una nuova insegnante. La dottoressa fece il suo lavoro e al termine stilò una relazione da consegnare all’istituto. Qualche mese dopo, una famiglia venne a sapere dell’accaduto e richiese di una copia della relazione al neo preside Tagliaferri. Quest’ultimo al momento dei fatti non era ancora dirigente scolastico e affermò di non saperne nulla. La famiglia però riuscì comunque a venire in possesso di una copia e denunciò il rettore in carica.

Da qui partì il lunghissimo iter giudiziario conclusosi aggi.