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Guerrina, la criminologa e il vescovo in aula: dai profili psicologici all'allontanamento dei frati voluto dalla Diocesi

E' stato il giorno di monsignor Fontana e della criminologa Roberta Bruzzone. Il giorno nel quale ricordi e testimonianze si sono incrociati con i dati dei tabulati telefonici, delle celle e dei numeri dei contatti. Presso il tribunale di Arezzo...

E' stato il giorno di monsignor Fontana e della criminologa Roberta Bruzzone. Il giorno nel quale ricordi e testimonianze si sono incrociati con i dati dei tabulati telefonici, delle celle e dei numeri dei contatti. Presso il tribunale di Arezzo ieri si è consumata una della udienze più intense del procedimento a carico di Gratien Alabi, il religioso congolese accusato di omicidio volontario e distruzione di cadavere per la scomparsa di Guerrina Piscaglia.

Chiamato dall'avvocato di Mirco e Lorenzo Alessandrini a testimoniare, è stato sentito per primo monsignor Fontana. Al suo arrivo ha salutato i giornalisti, senza però rilasciare dichiarazioni. Poi ha ricostruito il perché dell'arrivo di Alabi e dei frati della sua congregazione a Ca' vescovo tribunaleRaffaello e il perché della loro partenza. Alcuni mesi prima della scomparsa di Guerrina, infatti, il prelato ha raccontato che fu contattato il superiore dei religiosi per chiederne il trasferimento. Il tentativo di ricreare una comunità con l'aiuto dei frati, era fallito: poca puntualità e precisione nel servizio causavano molti dissidi tra di loro. I pettegolezzi esterni fecero il resto. Fontana ha confermato le parole del suo vicario, il trasferimento dei religiosi era previsto per il luglio successivo.

Poi le domande, incalzanti, sulla figura di zio Francesco: "Mi ha parlato di lui Alabi - ha spiegato il Vescovo - ma non mi ha mai fatto una sua una descrizione". E ripercorre l'incontro avuto con Alabi nel settembre 2014 quando il vescovo e il suo vicario lo convocarono insieme all'avvocato Fanfani, allorché la sua posizione, da persona informata sui fatti passò ad indagato. In seguito all'audizione con una nota il prelato si è detto fiducioso nell'operato della magistratura. udienza vescovo24Poi la volta della criminologa Roberta Bruzzone. Noto volto televisivo, ancor più nota per la sua professionalità negli ambienti forensi, Bruzzone non ha usato mezzi termini, concludendo con un lapidario: "Ne emerge un quadro convergente in maniera univoca contro Gratien". Ma perché. Innanzitutto per la mole di informazioni che negli ultimi mesi Gratien e Guerrina si erano scambiati. "Fino a quel 30 aprile - ha sottolineato Bruzzone - quando i c'è stato un florilegio di informazioni. Talmente tanti scambi da far pensare che c'era qualcosa che bolliva in pentola". E ancora, un picco di informazioni che inizia a manifestarsi dal febbraio 2014, "ha un'escalation e poi arriva al culmine proprio il giorno prima della scomparsa. Non c'è mai uno stop": In effetti - come anche l'altro consulente Paolo Reale ha ricostruito in aula - dalle 3 del mattino precedente fino a oltre le 22 del 30 aprile i contatti telefonici continuarono. "Poi, alle 13,46 finisce questo flusso - sottolinea Bruzzone - e tra quell'ora e le 14,34 si è consumato il delitto. 50 minuti di tempo, dal profilo esecutivo sono un'eternità".

Tante altre riflessioni sono emerse su quei giorni convulsi: il personaggio di zio Francesco, il profilo psicologico di Guerrina, e tanti dettagli relativi alle comunicazioni. Un quadro che Bruzzone, da consulente di parte, dipinge a tinte fosche, come a tinte fosche viene dipinto il profilo del religioso.

Padre Gratien ieri non era in aula. E' rimasto in convento a Roma: la stessa struttura dove il Riesame ha deciso che trascorrerà i domiciliari, confermando così le motivazioni precedenti.

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