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Martedì, 16 Aprile 2024
Cronaca Civitella in Val di Chiana

Sequestrate 60 pecore e capre, pascolavano tra l'amianto. Nell'allevamento anche un gattino in fin di vita: soppresso

Operazione di Nas, carabinieri forestali e Arpat. Chiamato il veterinario della Asl: soccorsi alcuni mici, per uno non c'era più niente da fare

Sequestrato un allevamento di pecore e capre che si trovava in una zona zeppa di rifiuti: una discarica di amianto e sostanze speciali - secondo gli inquirenti - senza permessi. L'operazione è stata condotta dai carabinieri del Nas di Firenze e dal gruppo Ambiente della polizia giudiziaria della Procura di Arezzo, in concerto con l'agenzia Arpat di Arezzo. Oltre ai sessanta capi ovicaprini, all'interno del sito sono stati trovati anche alcuni cuccioli di gatto, che versavano in cattive condizioni. Uno di questi, addirittura, aveva un gravissimo trauma: il veterinario della Asl, spiegano i carabinieri Forestali di Arezzo, non ha potuto far altro che sopprimerlo perché stava rantolando ed era esanime.

Allevamento sequestrato in Valdichiana

Il proprietario dell'allevamento, un cittadino italiano, è stato denunciato per vari reati: "realizzazione e gestione di discarica illecita di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi, gestione illecita di rifiuti speciali, maltrattamento di animali e detenzione di animali in condizioni incompatibili e produttive di gravi sofferenze". Nelle prossime ore, sotto il coordinamento delle indagini del Pubblico Ministero di Arezzo Laura Taddei, verrà dato ristoro agli animali e sarà eliminato l’amianto presente sul terreno.

Capre e pecore tra i rifiuti

Il controllo è scattato nella giornata di ieri in una zona di campagna nel comune di Civitella in Valdichiana. Il resconto dei forestali parla di oltre 60 ovicaprini sorpresi "a brucare all’interno di una superficie quasi completamente invasa da eternit  sbriciolato e da altri rifiuti principalmente costituiti da rottami ferrosi taglienti, scarti delle lavorazioni edili, materiali isolanti, imballaggi, residui di legno ed altri rifiuti speciali. Parte di questi animali presentava marcate zoppie". C'erano poi "ricoveri maleodoranti invasi da sporcizia ed effluenti zootecnici direttamente a contatto con il bestiame. A questo si aggiunga l’assenza di una letamaia e di uno stoccaggio illecito dello stallatico".

I gatti con la congiuntivite

All'interno di un cassone di legno sopraelevato che sarebbe stato adibito a letamaia, gli inquirenti hanno trovato un cucciolo di gatto in fin di vita, con la parte sinistra del muso piena di sangue; c'erano poi altri gattini con la congiuntivite si nutrivano di una carcassa di un uccello. E' stato così chiamato il servizio veterinario della Asl, che giunto sul posto avrebbe confermato la presenza di gravissime carenze igienico sanitarie, uno stato di detenzione di animali in condizioni incompatibili con la loro natura e produttive di gravi sofferenze e dei ricoveri del tutto inadeguati. Il gattino esanime è stato subito portato al pronto soccorso veterinario ma i medici non hanno potuto far altro che sopprimerlo: troppo grave il trauma subìto al muso.

I provvedimenti

Non solo. Secondo i forestali, precedentemente all’interno di quella stessa area sarebbe stata accertata "la presenza di una macellazione clandestina  di animali". Il quadro emerso ha indotto i Nas e i carabinieri forestali a porre sotto sequestro preventivo d’urgenza l’intera area, tutti gli animali e i rifiuti "per dare avvio al più presto alle necessarie cure, al ripristino dello stato dei luoghi e alla bonifica del sito".
 

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