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Cronaca Civitella in Val di Chiana / Via dell'Industria

L'operaio rubava oro alla Giordini. La titolare: "Che amarezza"

Il 53enne infedele incastrato dalle telecamere. Il mistero dell'argento, l'imprenditrice: "Non è mio"

Erano settimane che i suoi movimenti erano finiti nel mirino degli inquirenti. Erano state installate anche alcune telecamere per monitorarli. Il 53enne operaio, arrestato ieri all'uscita dal lavoro, aveva sottratto quasi mezzo chilo d'oro all'azienda orafa in cui lavora, quella di Giordana Giordini, in via dell'Industria a Pieve al Toppo. Una ditta storica del distretto aretino, fondata dalla madre, con un fatturato annuo di 15 milioni e che conta una trentina di dipendenti. Tra questi, anche quello infedele, finito in manette dopo una scrupolosa indagine portata avanti dalla stazione carabinieri di Badia al Pino.

Purtroppo - esordisce Giordana Giordini, che è anche presidente di Federorafi di Confindustria Toscana Sud - negli ultimi anni come categoria abbiamo imparato a difenderci dalle aggressioni esterne, ma non da quelle interne. Occorre diffondere la cultura della sicurezza interna, prevedendo figure adibite a questo compito, magari condivise tra più aziende.

Per Giordana Giordini, tuttavia, la scoperta del dipendente infedele è stata una doccia fredda. "Certo, lo conoscevo. La nostra è una famiglia. E mai mi sarei aspettata un comportamento simile". Appare scontato, ora, il licenziamento per giusta causa. "Ma di questo - aggiunge l'imprenditrice - si occuperanno legali e consulenti".

Oro e argento, il bottino dell'operaio infedele

L'operaio, arrestato ieri, è finito in tribunale questa mattina: l'arresto è stato convalidato e, avendo precedenti minimi, è stato rimesso in libertà, con obbligo di firma. "Non si è giustificato con me - ha aggiunto Giordini - non ha detto niente". Il 53enne, residente a Rigutino, lavorava all'interno della ditta Giordini da tre anni e aveva un contratto a tempo indeterminato. In precedenza aveva lavorato in altre aziende orafe del distretto aretino.

Doppio mistero: l'oro sottratto e l'origine dell'argento

Sulla vicenda restano aperti due gialli: il primo riguarda l'esatto quantitativo d'oro sottratto all'azienda Giordini. L'uomo è stato trovato con 37 grammi d'oro in lamine nascosti nel portafoglio al momento dell'arresto, altri 417 grammi erano occultati dentro l'azienda, messi in un sacchetto vicino alla postazione di lavoro, mostrati spontaneamente dall'uomo ai carabinieri. Quasi mezzo chilo per un valore di poco inferiore ai 15mila euro. Ma all'interno della ditta si stanno facendo calcoli per capire l'esatto quantitativo degli ammanchi. L'altro mistero riguarda il grosso del sequestro, 90 chili d'argento (45-50mila euro), che non è però proveniente dalla Giordini Gioielli. E i carabinieri stanno cercando di capire l'origine di questo materiale prezioso in granuli.   

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