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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Fort Knox, le ultime arringhe della difesa poi verso la sentenza

Torna in aula la vicenda Fort Knox, la gigantesca operazione anti riciclaggio portata a termine 5 anni fa dalla Procura di Arezzo. Dopo le richieste del pm Marco Dioni (numerosi patteggiamenti,  19 richieste di rito abbreviato, 8 riti ordinari e...

Torna in aula la vicenda Fort Knox, la gigantesca operazione anti riciclaggio portata a termine 5 anni fa dalla Procura di Arezzo. Dopo le richieste del pm Marco Dioni (numerosi patteggiamenti, 19 richieste di rito abbreviato, 8 riti ordinari e la confisca di 30 chili d’oro), oggi il ritorno in aula per le arringhe dei difensori. L'obiettivo a questo punto è quello di evitare, in tutto o in parte, la confisca dei beni. Tra questi anche la villa di Ascione, il "fortino" dove avvenivano gli scambi di metallo prezioso.

Poi il procedimento si avvierà verso la sentenza, che potrebbe arrivare nella prossima udienza in calendario, il 17 ottobre.



LA VICENDA
L’inchiesta partì con un blitz della Guardia di Finanza, nel 2012, in un casolare di Manciano (denominato appunto Fort Knox). Le fiamme gialle scoprirono un giro di metallo a nero – soprattutto oro – per un volume d’affari che all’epoca gli inquirenti stimarono in circa 180 milioni di euro. Il casolare, di proprietà dell’imprenditore Michele Ascione, era una sorta di “centrale” dove avvenivano gli scambi. Il deus ex machina dell’organizzazione, secondo l’accusa, sarebbe stato un finanziere residente in Svizzera, Peter Kamata. Gli indagati sono sia aretini che partenopei e anche le perquisizioni (oltre 200) si svolsero tra Arezzo e Napoli. Secondo la ricostruzione della procura, il meccanismo partiva con la vendita di gioielli in compro-oro della Campania: il metallo veniva poi trasformato in lingotti che poi finivano in Svizzera in cambio di soldi. Tutto a nero.



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