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L'assurda fine di Katia, presa a martellate per 10 euro

Uccisa per 10 euro in più rispetto a quanto pattuito. E' l'assurda ipotesi del femminicidio che gli inquirenti aretini cercheranno di verificare lunedì, o al più tardi martedì, nel carcere San Benedetto di Arezzo, quando si svolgerà...

Uccisa per 10 euro in più rispetto a quanto pattuito. E' l'assurda ipotesi del femminicidio che gli inquirenti aretini cercheranno di verificare lunedì, o al più tardi martedì, nel carcere San Benedetto di Arezzo, quando si svolgerà l'interrogatorio di garanzia di Piter Polverini, 24 anni, impiegato della Sisal di Campo di Marte, accusato di aver ucciso la 40enne di Sansepolcro Katia dell'Omarino. Un assassinio feroce, consumato dopo una serata insieme. Un raptus al culmine di un litigio in auto: il motivo? La somma da corrispondere per una prestazione sessuale. I due si sarebbero accordati per 20 euro, Katia ne avrebbe chiesti 30. Il 24enne di San Giustino, forse spaventato dalla vergogna se fosse emerso l'episodio, avrebbe iniziato a prendere a calci e pugni la donna. Scesi dal suv, il ragazzo avrebbe aperto la cassetta degli attrezzi del babbo operaio e impugnato il martello, per poi vibrare i colpi mortali alla testa della 42enne, prima di gettarla nel greto del fiume Afra, davanti al quale aveva parcheggiato. Poi avrebbe riavviato la macchina per tornare a casa. Vicino all'abitazione si sarebbe disfatto dell'arma del delitto, gettandola dentro un cespuglio, dove è rimasta per oltre due mesi. Finché ieri mattina gli operai del Comune di San Giustino, su indicazione dei militari, non hanno tagliato la fitta vegetazione, tirando fuori il martello.

L'avvocato: "Piter è in stato di confusione"

Dalle prime ore del 12 luglio, quando - secondo gli inquirenti - aveva appena ucciso una donna, e fino a ieri, Piter ha condotto una vita normalissima. Verosimilmente, nessuno sospettava il suo segreto. Né il padre, né la compagna del padre - con cui Piter viveva -, né gli amici del calcetto, né i colleghi della Sisal Matchpoint di via Vittorio Veneto ad Arezzo, dove lavorava dallo scorso maggio. "Ora è confuso. Si tratta di un ragazzo per bene, questo è un dramma", ha detto a caldo l'avvocato Roberta Blasi che difende Piter e che oggi lo incontrerà in carcere. Finora non è riuscita a parlarci.

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L'interrogatorio e le bugie

Il pallone, un cane fedele, il lavoro. Barba incolta, occhiali. "E' venuto al lavoro fino a mercoledì - dicono i colleghi della Sisal di Arezzo. Non un indizio che qualcosa non andasse in queste settimane". Prima del lavoro ad Arezzo, quello a Città di Castello, sempre alla Sisal. Ai carabinieri, ieri subito dopo l'arresto, ha detto: "Vi stavo aspettando". Quasi una liberazione. Ma non aveva avuto il coraggio di confessare in precedenza, chissà se sperava di farla franca. Gli inquirenti l'avevano già interrogato e nell'occasione aveva raccontato di non conoscere bene Katia, soltanto di vista. Nulla aveva fatto trapelare di quella serata al bar La Perla di Sansepolcro, che si era chiusa in tragedia.

L'insistenza di Katia

Era stata Katia a cercarlo, insistentemente. Voleva un incontro con lui, aveva bisogno di soldi. Tra le frequentazioni delle ragazza, quella di Piter era però una novità: prima dell'11 luglio, non risultano altri incontri fra i due agli inquirenti. Lei lo chiama più volte al cellulare dopo l'incontro al bar. Alla fine lui si decide. Prende la grossa Nissan X Trail del padre, Katia la sua Citroen C1 e si recano in via delle Piscine. Poi Katia parcheggia e sale a bordo della Nissan. I due si spostano al ponte di San Francesco sull'Afra. Dopo un rapporto orale, il litigio per i 10 euro in più. E un altro, assurdo, femminicidio.

@MattiaCialini

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